Achille Giovanni Cagna - Alpinisti ciabattoni - Calomelano
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andarsene ad ammirare il lago dal terrazzino.<br />
Martina accettò il consiglio, e trascinando la sua scarpetta, andò a<br />
sedersi al di fuori.<br />
Ormai ella era sicura che quel signore era più imbecille che<br />
borsajuolo.<br />
Gaudenzio, ben lungi dall'aspettarsi il moccolo che gli sovrastava,<br />
incrocicchiò le gambe sotto la tavola, puntò un gomito sulla<br />
seggiola e si mise in benevolo ascolto. E Jacopo Noretti con la<br />
faccia contratta, l'occhio baluginante nei fumi del vino, incominciò<br />
a dire che egli beveva e beveva per dimenticare, che per lui non<br />
c'era più nè speranza, nè allegria in causa di una disgraziata<br />
passione che avrebbe finito per condurlo ad uno sproposito.<br />
E bevendo, gesticolando, stralunando gli occhi con rapidità<br />
scimiesca, l'impiegato Noretti diede una zuppa assassina al povero<br />
Sor Gaudenzio, raccontandogli dall'ovo i suoi amori con la moglie<br />
di un impiegato del dazio, le civetterie di costei per infatuarlo,<br />
accalappiarlo, e poi piantarlo indegnamente per darsi in braccio ad<br />
uno spiantato pieno di debiti. Ed egli, povero signor Noretti, era<br />
rimasto come avvelenato da quel tradimento, e disprezzava la vita,<br />
perchè non sapeva più che cosa fare a questo mondo; perciò<br />
beveva, beveva per distornare i cattivi pensieri.<br />
Ora egli aveva preso le sue ferie per correr dietro a quella<br />
sgualdrina che se la spassava sui laghi in compagnia di quel suo<br />
ganzo. Oh guai, guai se li avesse incontrati... guai, guai!<br />
E si arrestò lì a questa truce minaccia coi pugni serrati, la bocca