Achille Giovanni Cagna - Alpinisti ciabattoni - Calomelano
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L'ostessa sapeva come il pater tutta intiera la storia commovente<br />
di quel matrimonio, giacchè madama glie la narrava regolarmente<br />
tre volte al giorno, con tutti i più minuti particolari.<br />
Era un po' lunghetta quella storia, ma via, pigliandola a bocconi<br />
fra una portata e l'altra, l'ostessa riusciva tollerarla studiando<br />
intanto il modo di far entrare la pazienza nel conto.<br />
Ecco come era accaduto il gran fatto del soave matrimonio di<br />
madamigella Zina col suo adorato Enrico, professore di disegno e<br />
di calligrafia, e dilettante di pianoforte.<br />
I genitori della Zina abitavano in campagna nelle loro terre sul<br />
Lodigiano; erano ricchissimi e non avevano che quell'unica figliola,<br />
luce dei loro occhi. Ma la Zina era uscita dal collegio educata,<br />
ingentilita ed innamorata a perdizione del suo professore di<br />
disegno, aveva in uggia la casa paterna, e nicchiava, nicchiava in<br />
preda ad una cotta che le spegneva ogni allegria, e toglieva<br />
l'appetito ai suoi buoni genitori.<br />
Dopo alcuni mesi di quella vita, fu deciso che la Zina avrebbe<br />
continuato i suoi studi di disegno, sotto la scorta dell'elegante<br />
professorino.<br />
E così gli innamorati ebbero modo di rivedersi ogni sabato, giorno<br />
stabilito per la lezione; il professore arrivava col primo treno del<br />
mattino, pranzava con la famiglia, suonava a quattro mani con la<br />
Zina, faceva all'amore a quattr'occhi negli anfratti ombrosi del<br />
giardino, ed alla sera con l'ultimo treno ripartiva, lasciando in<br />
quella casa uno strascico di ineffabile letizia.