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Achille Giovanni Cagna - Alpinisti ciabattoni - Calomelano

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scivolato più volte in causa dei suoi stivaletti tanto inadatti a<br />

quell'esercizio.<br />

E sempre giù, giù, saltando, scivolando, finchè arrivarono, sudati<br />

ed ammazzati dalla fatica, in fondo della valletta.<br />

Bisognava traghettare il torrentello; un'acqua di cristallo così<br />

chiara che si lasciava contare i grani di sabbia del fondo, e<br />

spandeva intorno una frescura refrigerante.<br />

Martina aveva una sete diabolica, ma piuttosto morire che bere<br />

ancora l'acqua delle montagne! Gaudenzio invece fece scodella con<br />

le mani, e giù a bere tre o quattro volte. Tanto fa, pensava, quello<br />

che è stato è stato, e dopo di aver bevuto quella lavatura di stracci,<br />

peggio non poteva capitare.<br />

Al di là del torrente ricominciava il sentiero; ma il guaio stava nel<br />

traghetto.<br />

Passò prima Gaudenzio sui ciottoli del guado, affondando tutta<br />

una scarpa nell'acqua, indi porse la mano a Martina; ma le pietre<br />

tentennavano, e giù anche lei, in bagno fino alle calzette con tutti<br />

e due i piedi, ed un lembo delle sottane.<br />

E adesso il gioco era alla rovescia; ecco che il sentiero<br />

incominciava ad arrampicare andando a nascondersi, dopo un bel<br />

tratto, in una fratta intricatissima.<br />

Sarà quella la strada? Chi lo sa?<br />

Gaudenzio aveva le paturnie, sempre per quell'asino buttatogli<br />

sulla faccia, e Martina che l'aveva capita, bazzicava con prudenza.<br />

Però quel bagno di calzette l'aveva resa di pessimo umore, e così

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