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la mia vita segreta - il portale di "rodoni.ch"

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PROLOGO 15<br />

l'accorto lettore avrà già capito che <strong>la</strong> modestia non è precisamente<br />

una <strong>mia</strong> dote.<br />

Un unico essere ha raggiunto un piano <strong>di</strong> <strong>vita</strong> paragonab<strong>il</strong>e<br />

alle serene perfezioni del Rinascimento, e quest'essere è<br />

precisamente Ga<strong>la</strong>, <strong>la</strong> moglie che per un autentico miracolo<br />

ho potuto scegliere. Ga<strong>la</strong> è composta dalle <strong>di</strong>vine attitu<strong>di</strong>ni,<br />

dalle espressioni tipo-nona-sinfonia che, traducendo i contorni<br />

architettonici <strong>di</strong> un animo perfetto, si cristallizzano nelle<br />

linee del<strong>la</strong> carne, nel<strong>la</strong> superficie del<strong>la</strong> pelle, nelle spume<br />

marine <strong>di</strong> gerarchie privatissime e rigorose, schiarite da un<br />

delicatissimo alitare <strong>di</strong> sentimenti, e si induriscono, si organizzano,<br />

si fanno architetture umane. Così io posso <strong>di</strong>re che<br />

Ga<strong>la</strong>, seduta, somiglia perfettamente al tempietto <strong>di</strong> Bramante<br />

presso <strong>la</strong> chiesa <strong>di</strong> San Pietro in Montorio, a Roma, perché<br />

ha <strong>la</strong> stessa grazia. E non <strong>di</strong>versamente da Stendhal in Vaticano<br />

anch'io posso misurare rigorosamente le frag<strong>il</strong>i colonne<br />

del suo orgoglio, le tenere e sal<strong>di</strong>ssime balconate del<strong>la</strong> sua infanzia,<br />

<strong>la</strong> <strong>di</strong>vina sca<strong>la</strong> del suo sorriso. E spiando<strong>la</strong> con <strong>la</strong> coda<br />

dell'occhio durante le lunghe ore che trascorro inchiodato<br />

davanti al cavalletto, ripeto a me stesso che Ga<strong>la</strong> è tanto<br />

ben <strong>di</strong>pinta quanto un Raffaello o un Vermeer. Gli altri esseri<br />

che mi circondano hanno invece l'aria <strong>di</strong> abbozzi abbandonati,<br />

e malissimo <strong>di</strong>pinti. Detto ancor meglio, somigliano<br />

alle luride caricature che nei caffè vengono tracciate in fretta,<br />

per pochi sol<strong>di</strong>, da in<strong>di</strong>vidui <strong>il</strong> cui stomaco rugge <strong>di</strong> fame.<br />

Ho detto che, a <strong>di</strong>eci anni, volevo <strong>di</strong>ventare Napoleone, e<br />

devo ora spiegarne <strong>il</strong> motivo. Al terzo piano del<strong>la</strong> nostra casa<br />

abitava una famiglia argentina, i Matas, una delle cui figlie,<br />

Ursu<strong>la</strong>, era famosa per <strong>la</strong> sua bellezza. Si mormorava, nel<strong>la</strong><br />

mitologia orale cata<strong>la</strong>na, intorno al 1900, che Ursulita fosse<br />

stata scelta da Eugenio d'Ors come archetipo <strong>di</strong> femmin<strong>il</strong>ità<br />

cata<strong>la</strong>na per <strong>il</strong> suo libro La ben p<strong>la</strong>ntada.<br />

Poco dopo aver compiuto i sette anni, incominciai a venir<br />

soggiogato dall'onnipotente attrazione libido-sociale del terzo<br />

piano. Nei lunghi crepuscoli d'inizio estate interrompevo<br />

talvolta <strong>il</strong> supremo piacere <strong>di</strong> bere al rubinetto del terrazzo<br />

(deliziosa sete, cuore palpitante <strong>di</strong> spavento), se uno scricchiolio<br />

impercettib<strong>il</strong>e, sul<strong>la</strong> balconata del terzo piano, mi <strong>la</strong>sciava<br />

sperare in un'apparizione <strong>di</strong> Ursulita. I Matas, del resto,<br />

mi viziavano quanto i miei genitori. Nel loro salotto, ogni<br />

pomeriggio alle sei, un gruppo <strong>di</strong> affascinanti creature, con i<br />

capelli e <strong>la</strong> pronuncia argentina dei veri angeli, si riuniva all'ombra<br />

<strong>di</strong> cicogne impagliate, intorno a un immenso tavolo.<br />

Bevevano mate, da un'unica tazza d'argento, che si passava-

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