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la mia vita segreta - il portale di "rodoni.ch"

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PARTE PRIMA 71<br />

cate e indecifrab<strong>il</strong>i scritte in una lingua misteriosa. Il secondo<br />

oggetto, per me terrib<strong>il</strong>mente vivo, e tale da offuscare<br />

ogni cosa circostante, era una gruccia. Per <strong>la</strong> prima volta in<br />

<strong>vita</strong> <strong>mia</strong>, o così almeno credevo, ne vedevo una. La giu<strong>di</strong>cai<br />

straor<strong>di</strong>naria e me ne impadronii subito, comprendendo che<br />

non me ne sarei mai più separato in <strong>vita</strong> <strong>mia</strong>, tanto violento<br />

fu <strong>il</strong> feticismo, ancora inspiegab<strong>il</strong>e, che si impadronì <strong>di</strong> me.<br />

Ah incantevole gruccia! Ah, concentrato massimo <strong>di</strong> ogni<br />

austerità, <strong>di</strong> ogni solennità ! La gruccia soltanto poteva sostituire<br />

<strong>il</strong> mio antico scettro, quel battipanni <strong>di</strong> cuoio perduto<br />

un giorno nel tentativo <strong>di</strong> <strong>la</strong>nciarlo lontano. Nel<strong>la</strong> parte superiore,<br />

quel<strong>la</strong> biforcuta, per accogliere l'ascel<strong>la</strong>, mi sarebbe<br />

stato dolcissimo posare <strong>la</strong> guancia carezzevole, chinare <strong>la</strong><br />

fronte pensosa. E brandendo <strong>la</strong> gruccia, forte <strong>di</strong> una solenne<br />

arroganza fino ad allora sconosciuta, scesi in giar<strong>di</strong>no.<br />

I conta<strong>di</strong>ni avevano proprio allora appoggiato le doppie<br />

scale agli alberi <strong>di</strong> tiglio che crescevano in mezzo al giar<strong>di</strong>no,<br />

<strong>di</strong>sponendo, tutto intorno, vaste lenzuo<strong>la</strong> bianche: <strong>la</strong> nevicata<br />

<strong>di</strong> fiori cominciava. Le scale erano tre, e sul<strong>la</strong> cima <strong>di</strong><br />

ognuna stava una donna. Due <strong>di</strong> loro erano bellissime, e si<br />

somigliavano molto, con grossi e splen<strong>di</strong><strong>di</strong> seni, perfettamente<br />

model<strong>la</strong>ti nei corsetti <strong>di</strong> <strong>la</strong>na bianca. La terza era invece<br />

brutta, con enormi denti color maionese e tumefatte gengive<br />

che le davano l'aria <strong>di</strong> ridere sempre. Infine, una quarta<br />

si equ<strong>il</strong>ibrava, arcuandosi e volgendomi <strong>il</strong> dorso, tra <strong>il</strong> suolo<br />

e <strong>il</strong> vuoto: era una ragazzina <strong>di</strong> una dozzina d'anni, intenta a<br />

guardare <strong>la</strong> madre che <strong>la</strong>vorava. La madre era quel<strong>la</strong> che aveva<br />

i seni più perfetti.<br />

Anche <strong>la</strong> bimba era venuta lì per <strong>la</strong>vorare, e non appena <strong>la</strong><br />

vi<strong>di</strong> <strong>di</strong> spalle me ne innamorai all'istante, perché <strong>il</strong> suo atteggiamento<br />

mi ricordò DuUita e non poteva non impressionarmi.<br />

Inoltre, non avendo mai visto <strong>il</strong> volto del<strong>la</strong> vera DuUita,<br />

mi era fac<strong>il</strong>issimo fondere tra loro le due bimbe, così come in<br />

DuUita avevo già fuso <strong>la</strong> Galuchka dei miei «falsi ricor<strong>di</strong>»:<br />

DuUita re<strong>di</strong>viva! Con <strong>la</strong> <strong>mia</strong> gruccia sfiorai leggermente <strong>la</strong><br />

spal<strong>la</strong> del<strong>la</strong> ragazzina, che si volse, e le <strong>di</strong>ssi con una sicurezza,<br />

con una forza già sim<strong>il</strong>i al<strong>la</strong> collera: «Tu sarai DuUita! ».<br />

Le condensate immagini <strong>di</strong> Galuchka e <strong>di</strong> DuUita s'erano<br />

incorporate, grazie aUa violenza del mio desiderio, in quel<strong>la</strong><br />

creatura dal volto abbronzato e angelicamente bello. Il suo<br />

volto, finalmente mio, fu <strong>il</strong> volto <strong>di</strong> DuUita, e le tre creazioni<br />

del mio delirio composero un unico, armonico oggetto d'amore:<br />

<strong>la</strong> <strong>mia</strong> ansiosa libi<strong>di</strong>ne, accumu<strong>la</strong>tasi in tanti anni <strong>di</strong> solitaria<br />

e fremente attesa, si cristallizzava ora in una trasparente

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