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la mia vita segreta - il portale di "rodoni.ch"

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150 LA MIA VITA SEGRETA<br />

avidamente l'aria notturna e <strong>la</strong> gioia <strong>di</strong> ritrovarmi solo, poi<br />

con un taxi tornai al<strong>la</strong> casa dello studente; or<strong>di</strong>nai all'autista<br />

<strong>di</strong> aspettarmi per un'ora, esattamente <strong>il</strong> tempo che mi occorreva<br />

per farmi bellissimo. Doccia, barba, vernice sui capelli,<br />

sebbene ne conoscessi i pericoli, ma <strong>il</strong> mio Parsifal meritava<br />

questo e altro! Un poco <strong>di</strong> nero sotto gli occhi, per rendermi<br />

più affascinante secondo lo st<strong>il</strong>e «tango argentino», secondo<br />

lo st<strong>il</strong>e «Rodolfo Valentino», allora <strong>il</strong> prototipo del<strong>la</strong> bellezza<br />

masch<strong>il</strong>e. Calzoni crema, giacca grigia e infine <strong>la</strong> camicia,<br />

che doveva coronare tanta raffinatezza, <strong>di</strong> seta cruda, sott<strong>il</strong>e<br />

quanto una pellico<strong>la</strong> <strong>di</strong> cipol<strong>la</strong> e talmente <strong>di</strong>afana che, osservando<br />

bene, si poteva scorgere, sul mio petto, <strong>la</strong> definitiva,<br />

l'assoluta aqui<strong>la</strong> imperiale del<strong>la</strong> peluria. Tolsi dunque dal<br />

cassetto <strong>la</strong> camicia stiratissima, <strong>la</strong> gualcii tra le mani, <strong>la</strong> pestai<br />

con i pugni, <strong>la</strong> schiacciai sotto <strong>il</strong> baule, ci camminai sopra.<br />

L'effetto fu squisito, accentuato dal colletto, appena inamidato<br />

e splen<strong>di</strong>damente bianco, che aggiunsi al<strong>la</strong> fine.<br />

Quando fui pronto tornai al taxi, sostai dal fioraio per farmi<br />

appuntare una gardenia all'occhiello, <strong>di</strong>e<strong>di</strong> all'autista l'in<strong>di</strong>rizzo<br />

del Florida, una sa<strong>la</strong> da ballo elegantissima. Non c'ero<br />

mai stato, ma <strong>la</strong> sapevo frequentata dal<strong>la</strong> gente più importante<br />

<strong>di</strong> Madrid: volevo cenare lì, tutto solo, e scegliere, scrupolosamente,<br />

tra le donne più belle e più adorab<strong>il</strong>i quelle che<br />

mi erano necessarie a realizzare, costi quel che costi, l'impresa,<br />

impregnata ormai <strong>di</strong> erotismo, che dal giorno innanzi<br />

avevo definito Parsifal.<br />

Non avevo idea <strong>di</strong> dove si trovasse <strong>il</strong> Florida e, non appena<br />

<strong>il</strong> taxi rallentava, credevo <strong>di</strong> esser giunto e ne provavo<br />

un'angoscia così forte da dover chiudere gli occhi.<br />

Cantavo <strong>il</strong> Parsifal con tutta <strong>la</strong> forza dei miei polmoni: che<br />

notte sarebbe stata, santo cielo! Sarei invecchiato <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci<br />

anni.<br />

Però l'effetto dei tre Martini stava svanendo, e i miei pensieri<br />

<strong>di</strong>venivano gravi e severi, costringendomi a una nuova<br />

decisione: avrei celebrato <strong>il</strong> mio Parsifal con l'aiuto dell'alcool,<br />

o senza? Il cielo, non ancora interamente notturno <strong>di</strong><br />

Madrid si affol<strong>la</strong>va <strong>di</strong> nubi velenosamente turchine come si<br />

vedono solo nei quadri <strong>di</strong> Patinir, e l'antico ricordo delle<br />

ascelle depi<strong>la</strong>te e turchine si mesco<strong>la</strong>va al ricordo recente del<br />

coniglio riscaldato. Riflettevo, calco<strong>la</strong>vo: mi servivano cinque<br />

donne elegantissime, e una sesta per i <strong>la</strong>vori secondari. Nessuna<br />

avrebbe dovuto spogliarsi. Ancor meglio se tenevano<br />

anche <strong>il</strong> cappello. Era solo essenziale che tutte, tranne due,<br />

avessero le ascelle depi<strong>la</strong>te.

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