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la mia vita segreta - il portale di "rodoni.ch"

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24 LA MIA VITA SEGRETA<br />

chiari sul naso, a iniziare <strong>il</strong> suo <strong>la</strong>voro. Irruppi allora nel<strong>la</strong><br />

stanza, agitando <strong>il</strong> mio battipanni <strong>di</strong> cuoio, e frustai <strong>il</strong> dottore<br />

in piena faccia, spaccandogli le lenti. Era un uomo anziano<br />

e mandò un urlo <strong>di</strong> dolore, cadendo poi tra le braccia <strong>di</strong> mio<br />

padre, accorso in suo aiuto.<br />

« Non avrei mai pensato che potesse fare una cosa sim<strong>il</strong>e<br />

proprio a me, che gli volevo tanto bene» si <strong>la</strong>mentò con <strong>la</strong><br />

voce splen<strong>di</strong>damente modu<strong>la</strong>ta <strong>di</strong> un usignolo e spezzata dai<br />

singulti. Da quel giorno mi piacque amma<strong>la</strong>rmi, non foss'altro<br />

che per <strong>il</strong> piacere <strong>di</strong> vedere <strong>la</strong> faccina <strong>di</strong> quel vecchio che<br />

avevo fatto piangere.<br />

3<br />

Avevo se<strong>di</strong>ci anni e mi trovavo nel collegio dei Padri Maristi<br />

a Figueras. Si passava dalle aule sco<strong>la</strong>stiche nel giar<strong>di</strong>no<br />

del<strong>la</strong> ricreazione grazie a una sca<strong>la</strong> <strong>di</strong> pietra quasi verticale.<br />

Una sera, senza alcuna ragione, mi venne in mente <strong>di</strong> buttarmi<br />

giù dall'alto del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>. Ero prontissimo a farlo, ma al<strong>la</strong><br />

fine <strong>la</strong> paura mi frenò. Non per questo l'idea smise <strong>di</strong> ass<strong>il</strong><strong>la</strong>rmi,<br />

e in segreto perfezionavo <strong>il</strong> piano che avrei realizzato<br />

<strong>il</strong> giorno dopo. L'indomani, infatti, non esitai. Nel preciso<br />

istante in cui con i miei compagni mi preparavo a scender le<br />

scale, feci un fantastico salto nel vuoto, ricad<strong>di</strong> sui primi gra<strong>di</strong>ni<br />

e <strong>di</strong> là, rimbalzando, precipitai fino in fondo. Mi ritrovai<br />

coperto <strong>di</strong> contusioni e <strong>di</strong> graffi, ma una gioia intensa e inesplicab<strong>il</strong>e<br />

rendeva <strong>il</strong> dolore del tutto secondario. L'effetto<br />

prodotto sugli altri ragazzi, e sui superiori accorsi a rialzarmi,<br />

fu enorme. Fazzoletti umi<strong>di</strong> mi vennero applicati sul<strong>la</strong> fronte.<br />

Ero così timido, allora, che <strong>la</strong> minima attenzione mi faceva<br />

arrossire fino alle orecchie; generalmente restavo appartato e<br />

solitario. L'improvviso interesse generale mi emozionò stranamente<br />

e, quattro giorni dopo, ripetei lo stesso balzo, scegliendo<br />

però l'ora del<strong>la</strong> seconda ricreazione, quando tutto <strong>il</strong><br />

collegio e perfino <strong>il</strong> padre superiore si trovavano nel cort<strong>il</strong>e.<br />

Produssi una sensazione persino maggiore del<strong>la</strong> volta precedente,<br />

anche perché prima <strong>di</strong> spiccare <strong>il</strong> volo <strong>la</strong>nciai un grido<br />

acutissimo che attrasse su <strong>di</strong> me gli sguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> tutti. La <strong>mia</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfazione fu indescrivib<strong>il</strong>e, <strong>la</strong> pena fisica insignificante,<br />

per cui, incoraggiato da questo, continuai a ripetere <strong>di</strong> tanto<br />

in tanto <strong>la</strong> <strong>mia</strong> impresa. Ogni volta che mi preparavo a scendere<br />

in giar<strong>di</strong>no, mi sentivo circondato dall'attesa più com-

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