la mia vita segreta - il portale di "rodoni.ch"
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PARTE SECONDA I47<br />
Eravamo tutti d'accordo, e cominciavamo a par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong><br />
rivoluzione, assolutamente necessaria. Tra un whisky e l'altro<br />
bevevamo menta ghiacciata, e dopo <strong>il</strong> quarto whisky <strong>di</strong>ventavamo<br />
impazienti: «Quando arriva lo champagne? ».<br />
Arrivavano le due <strong>di</strong> notte, avevamo <strong>di</strong> nuovo fame, io<br />
mangiavo spaghetti cal<strong>di</strong>, i miei amici pollo freddo, e appena<br />
finiti gli spaghetti mi rammaricavo <strong>di</strong> non aver scelto <strong>il</strong><br />
pollo freddo, ma poiché gli amici me l'avevano invano consigliato<br />
mi sembrava deplorevole tornare sulle mie decisioni.<br />
Lo champagne ci suggeriva nuovi spunti <strong>di</strong> conversazione, e<br />
par<strong>la</strong>vamo <strong>di</strong> amicizia e <strong>di</strong> amore: l'amore, affermavo, somiglia<br />
a certe sensazioni gastriche, all'inizio del mal <strong>di</strong> mare,<br />
con brivi<strong>di</strong> e sofferenze talmente delicati e squisiti da <strong>la</strong>sciarci<br />
incerti: stiamo per innamorarci o per vomitare?<br />
«E del resto, se tornassimo al Parsifal, potrei <strong>di</strong>re qualcosa<br />
<strong>di</strong> decisivo» aggiungevo, ma nessuno voleva più sentirne<br />
par<strong>la</strong>re. «Pazienza, ne parleremo un'altra volta. Cameriere,<br />
mettimi via un'a<strong>la</strong> <strong>di</strong> pollo, <strong>la</strong> mangerò fra poco, prima <strong>di</strong> andar<br />
via».<br />
Erano le cinque, quasi <strong>la</strong> fine, quasi <strong>il</strong> principio. Orrib<strong>il</strong>e<br />
andar via, proprio mentre tutto era sul punto <strong>di</strong> <strong>di</strong>venir migliore!<br />
Stappavamo malinconicamente un'altra bottiglia <strong>di</strong><br />
champagne, con gli occhi pieni <strong>di</strong> <strong>la</strong>crime. Un'eccellente orchestra<br />
negra ci frugava le viscere con <strong>il</strong> cucchiaio e <strong>la</strong> forchetta<br />
dei suoi temi sincopati, senza darci tregua. Scoprivamo<br />
<strong>il</strong> jazz, e ne eravamo così impressionati da mandare, a più<br />
riprese, buste piene <strong>di</strong> denaro ai suonatori, che si inchinavano<br />
mitragliandoci con i loro più abbaglianti sorrisi. Bunuel<br />
fece offrire una bottiglia <strong>di</strong> champagne a quei negri, e ne bevemmo<br />
un'altra anche noi, scambiandoci inchini <strong>di</strong> saluto,<br />
da lontano, perché gli uomini <strong>di</strong> colore non erano autorizzati<br />
a sedere con i bianchi. Eravamo munifici, eravamo generosissimi,<br />
con i sol<strong>di</strong> guadagnati dai nostri genitori.<br />
La nuova bottiglia ci suggerì un sacro patto <strong>di</strong> amicizia. Ci<br />
impegnammo reciprocamente con <strong>la</strong> più solenne «paro<strong>la</strong><br />
d'onore» a ritrovarci in quello stesso locale, quin<strong>di</strong>ci anni<br />
dopo, qualunque fosse <strong>la</strong> nostra opinione politica, qualunque<br />
<strong>di</strong>fficoltà dovessimo superare, in qualsiasi luogo abitassimo.<br />
Se poi l'albergo fosse stato <strong>di</strong>strutto, l'appuntamento restava<br />
fissato nell'identico luogo, magari ricoperto <strong>di</strong> macerie.<br />
•E sprofondammo in un'accesa <strong>di</strong>scussione sul<strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />
rintracciare una certa area ben definita in una zona bombardatissima:<br />
<strong>la</strong> <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong>venne ben presto talmente noiosa<br />
che mi <strong>di</strong>strassi e presi a osservare le donne che, agli altri ta-