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la mia vita segreta - il portale di "rodoni.ch"

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258 LA MIA VITA SEGRETA<br />

C'erano anche i balli <strong>di</strong> Reginald Fellowes. Qui una so<strong>la</strong><br />

delusione, o forse due, poteva addolorare gli in<strong>vita</strong>ti: talvolta,<br />

<strong>la</strong> signora «non» indossava un abito <strong>di</strong>segnato da Cocteau,<br />

talvolta Gertrude Stein « non » pronunciava un <strong>di</strong>scorso.<br />

Il tutto, fortunatamente, era sempre accompagnato da<br />

uno snobismo e da un'eleganza <strong>di</strong> prima qualità.<br />

Il principe e <strong>la</strong> principessa <strong>di</strong> Faucigny-Lucinge avevano<br />

un innegab<strong>il</strong>e istinto del «tono»: <strong>il</strong> loro «tono» era quasi<br />

tanto violento e sostenuto quanto <strong>la</strong> «figura» degli spagnoli.<br />

Era <strong>la</strong> conseguenza <strong>di</strong>retta, anche se talvolta sfumata <strong>di</strong> gioco,<br />

dei quadri, esotici ed elegantissimi, <strong>di</strong> Aubrey Beardsley.<br />

La principessa sceglieva sempre le cose «antiquate», e se ne<br />

serviva per tiranneggiare <strong>la</strong> moda. Il suo anacronismo era<br />

sempre modernissimo, e lei era senza dubbio una delle donne<br />

che meglio possedevano <strong>il</strong> senso dell'eleganza parigina.<br />

Il conte e <strong>la</strong> contessa <strong>di</strong> Beaumont custo<strong>di</strong>vano <strong>la</strong> chiave<br />

teatrale <strong>di</strong> questo mondo. Entrare nel<strong>la</strong> loro casa era come<br />

entrare in un teatro, un teatro dove i Picasso del periodo grigio<br />

erano appesi alle argentee canne <strong>di</strong> un organo. Etienne<br />

de Beaumont par<strong>la</strong>va esattamente come chi ha <strong>la</strong> vocazione<br />

del teatro e calzava buffe scarpette <strong>di</strong> vitello. Tutti gli intrighi,<br />

più o meno criminali, che si annodavano tra le <strong>di</strong>verse<br />

compagnie dei balletti russi che Diagh<strong>il</strong>ev aveva affidato ai<br />

Beaumont germinavano, crescevano e ine<strong>vita</strong>b<strong>il</strong>mente scoppiavano<br />

nel loro giar<strong>di</strong>no, dai cui alberi spesso pendevano<br />

fiori artificiali. Là si poteva impunemente incontrare Marie<br />

Laurencin, <strong>il</strong> car<strong>di</strong>nale Ver<strong>di</strong>er, <strong>il</strong> colonnello La Roque, Leonida<br />

Massine, Serge Lifar (sfinito <strong>di</strong> stanchezza e cadaverico),<br />

<strong>il</strong> maragià <strong>di</strong> Kapurtha<strong>la</strong>, l'ambasciatore <strong>di</strong> Spagna e<br />

qualche esemp<strong>la</strong>re <strong>di</strong> surrealista.<br />

La «società» <strong>di</strong> Parigi si andava involgarendo; lo spettro<br />

del<strong>la</strong> sconfitta del 1940 si poteva già riconoscere nelle nuvole<br />

bordeaux che incupivano l'orizzonte del<strong>la</strong> Francia, e anche<br />

nel<strong>la</strong> catastrofica simpatia agrodolce ispirata dalle popo<strong>la</strong>ri,<br />

realistiche e vischiose gengive <strong>di</strong> Fernandel, 1 che offriva uno<br />

strano contrasto accanto allo squisito, aristocratico, fantomatico<br />

pallore del<strong>la</strong> principessa russa Natalie Paley, meravigliosamente<br />

vestita da Lelong e ve<strong>la</strong>ta da una polvere <strong>di</strong> palcoscenico<br />

1900. Un altro tocco era dato dall'inimitab<strong>il</strong>e smorfia<br />

<strong>di</strong> Henry Bernstein, quando concludeva un profetico pettegolezzo<br />

con denouement cinico-sentimentale, senza smettere<br />

Fu Jean Renoir a scoprire quest'attore; soltanto <strong>la</strong> guerra impedì a Dali<br />

<strong>di</strong> ritrarlo in abito <strong>di</strong> menino, o paggio <strong>di</strong> corte.

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