la mia vita segreta - il portale di "rodoni.ch"
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LA MIA VITA SEGRETA<br />
«No, no! » protestavo. «Non avete capito, lo vedo bene!<br />
Se aveste capito vi rotolereste in terra come faccio io! ».<br />
Proprio mentre mi torcevo dalle risa, una mattina <strong>la</strong> macchina<br />
del poeta surrealista Paul Eluard e <strong>di</strong> sua moglie si<br />
fermò davanti al<strong>la</strong> nostra casa. Erano stanchi del lungo viaggio<br />
poiché giungevano dal<strong>la</strong> Svizzera dove erano stati ospiti<br />
<strong>di</strong> René Crevel. Mi <strong>la</strong>sciarono quasi subito per andarsi a riposare<br />
e stab<strong>il</strong>immo che li avrei raggiunti verso le cinque nel<br />
loro albergo, <strong>il</strong> Miramar.<br />
La moglie <strong>di</strong> Eluard, Ga<strong>la</strong>, mi colpì per <strong>il</strong> suo viso intelligentissimo,<br />
però mi parve <strong>di</strong> pessimo umore e seccata <strong>di</strong> trovarsi<br />
a Cadaqués. Verso le cinque ci trovammo tutti intorno<br />
agli Eluard e bevemmo insieme all'ombra dei p<strong>la</strong>tani. Io presi<br />
un Pernod ed ebbi una picco<strong>la</strong> crisi. Il mio caso fu spiegato<br />
a Eluard, che parve molto interessato. Ma gli altri, avvezzi<br />
a mie crisi molto più gravi, ebbero l'aria <strong>di</strong> <strong>di</strong>re: «Questo è<br />
niente; aspetta e vedrai ».<br />
La sera, durante <strong>la</strong> passeggiata, <strong>di</strong>scussi con Ga<strong>la</strong> questioni<br />
intellettuali e <strong>la</strong> meravigliai per <strong>il</strong> rigore che sapevo imporre<br />
alle mie idee. Mi confessò più tar<strong>di</strong> che sulle prime mi aveva<br />
giu<strong>di</strong>cato una creatura insopportab<strong>il</strong>e, perché i capelli<br />
<strong>la</strong>ccati e un'eleganza eccessiva mi davano un'« untuosità da<br />
professionista <strong>di</strong> tango argentino ».<br />
Effettivamente <strong>il</strong> periodo madr<strong>il</strong>eno mi aveva <strong>la</strong>sciato un<br />
frenetico gusto dell'ornamento. In camera <strong>mia</strong> stavo sempre<br />
nudo, ma se soltanto dovevo andare in paese impiegavo<br />
un'ora a farmi bello, incol<strong>la</strong>ndomi i capelli, rasandomi con<br />
cura maniacale, indossando sempre pantaloni bianchi stiratissimi,<br />
sandali fantasia e camicie in pura seta. Portavo anche<br />
una col<strong>la</strong>na <strong>di</strong> perle false e intorno al polso un braccialetto <strong>di</strong><br />
metallo. Per <strong>la</strong> sera, poi, avevo <strong>di</strong>segnato e fatto confezionare<br />
con molta cura alcune camicie <strong>di</strong> tessuto pesante, scol<strong>la</strong>te<br />
e con amplissime maniche, che mi conferivano un'aria assolutamente<br />
femmin<strong>il</strong>e.<br />
Facendo un passo in<strong>di</strong>etro, <strong>di</strong>rò che riconobbi subito in<br />
Eluard un poeta del<strong>la</strong> categoria <strong>di</strong> Lorca, vale a <strong>di</strong>re un poeta<br />
autentico e gran<strong>di</strong>ssimo. Aspettavo con impazienza <strong>di</strong> sentirgli<br />
lodare <strong>il</strong> paesaggio <strong>di</strong> Cadaqués, ma lui «non lo vedeva<br />
ancora». Allora provai a sistemargli un piccolo gufo sul<strong>la</strong> testa:<br />
non risi. Lo collocai sul<strong>la</strong> testa <strong>di</strong> Lorca: non risi. La virtù<br />
partico<strong>la</strong>re del mio gufo sembrava scomparsa e invano lo misi<br />
su teste che abitualmente producevano le più efficaci combinazioni.<br />
Finalmente situai <strong>il</strong> gufo sul marciapiede con <strong>la</strong> testa<br />
all'ingiù, saldata al cemento dalle mie stesse feci. L'effetto