la mia vita segreta - il portale di "rodoni.ch"
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238 LA MIA VITA SEGRETA<br />
non avesse ben capito una cosa: <strong>la</strong> pittura che noi volevamo<br />
uccidere era soltanto <strong>la</strong> pittura moderna. Recentemente, all'esposizione<br />
del<strong>la</strong> raccolta Mellon, ho incontrato l'«altra»<br />
pittura, e mi sembra che non fosse morta per niente.<br />
Proprio mentre <strong>la</strong> mania per gli oggetti surrealisti era al<br />
culmine, <strong>di</strong>pinsi alcuni quadri apparentemente normalissimi,<br />
ispirati dagli enigmi conge<strong>la</strong>tissimi <strong>di</strong> certe fotografie, cui aggiunsi<br />
un tocco daliniano <strong>di</strong> Meissonier. Sentivo che <strong>il</strong> pubblico,<br />
già stanco <strong>di</strong> singo<strong>la</strong>rità, avrebbe abboccato fac<strong>il</strong>mente<br />
all'esca: «Aspetta,» gli <strong>di</strong>cevo fra me «e ti darò realtà e<br />
c<strong>la</strong>ssicismo. Aspetta, non aver paura! ».<br />
La <strong>mia</strong> fama, a Parigi, era <strong>di</strong>venuta soli<strong>di</strong>ssima. Ormai si<br />
<strong>di</strong>videva <strong>il</strong> surrealismo in due epoche ben <strong>di</strong>stinte: ante-Dali<br />
e post-Dali. Si vedeva, si giu<strong>di</strong>cava unicamente in funzione<br />
<strong>di</strong> Dali. Tutte le forme che presentavano qualche caratteristica<br />
1900 (i morbi<strong>di</strong>, deliquescenti motivi ornamentali, ma anche<br />
l'estatica scultura <strong>di</strong> Bernini, <strong>il</strong> grumoso, <strong>il</strong> biologico, <strong>il</strong><br />
putrefatto) erano daliniane. Il bizzarro, me<strong>di</strong>oevale oggetto<br />
apparentemente senza ut<strong>il</strong>ità pratica era daliniano. Una certa<br />
angosciosa singo<strong>la</strong>rità scoperta nei quadri <strong>di</strong> Le Nain era daliniana.<br />
Un f<strong>il</strong>m «impossib<strong>il</strong>e», pieno <strong>di</strong> arpiste, <strong>di</strong> adulteri e<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettori d'orchestra, piaceva perché avrebbe potuto piacere<br />
a Dali.<br />
Una sera, alcuni amici pranzavano all'aperto in un bistrot,<br />
all'angolo <strong>di</strong> p<strong>la</strong>ce des Victoires; nessuno pensava a niente <strong>di</strong><br />
partico<strong>la</strong>re e, quando <strong>il</strong> cameriere posò sul tavolo un comunissimo<br />
pane, tutti, in coro: «Sembra un Dali! ».<br />
Il pane <strong>di</strong> Parigi non era più <strong>il</strong> pane <strong>di</strong> Parigi, ma <strong>il</strong> mio