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Sangue dal cielo - Sardegna Cultura

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Pioveva a puàles.<br />

Getti possenti d’acqua ostinata andavano a schiantarsi<br />

contro la crosta granitica ammuffita di cespugli<br />

grassi.<br />

Il <strong>cielo</strong> aveva posizionato l’artiglieria pesante al gran<br />

completo: obici e mortai. Acqua esplodeva in saette<br />

d’acciaio battendo sulle superfici grigiorosate delle<br />

rocce, deflagrando in una raggiera vaporosa di spilli<br />

acutissimi.<br />

Al quarto giorno, le montagne, le vallate, i colli che<br />

circondano sa bidda erano diventati una spugna incapace<br />

di assorbimento, rigurgitanti acqua inaccettabile.<br />

E la terra intorno cominciava a dire che ne aveva abbastanza,<br />

come se ogni giorno ne valesse dieci e fossimo<br />

arrivati al quarantesimo del Diluvio, quando, per quel<br />

pezzo di pane di Noè e per i suoi figli, fu chiaro che<br />

l’acqua aveva portato ancora acqua e che il <strong>cielo</strong>, diventato<br />

una brocca immensa, aveva versato pesanti biglie<br />

di vetro contro il seccùme dei fieni, contro le terre<br />

seminate, contro le schiene lanute dei bestiami, contro<br />

i tetti di canna e le tegole, contro le crepe dei dirupi,<br />

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