Sangue dal cielo - Sardegna Cultura
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La guardai abbozzando un sorriso. I baffi impomatati<br />
mi scattarono verso l’alto. – Si tratta solo di jongleries,<br />
mia cara, – dissi, cercando di dare a quel mia cara<br />
un tono paterno.<br />
A quel punto le luci si spensero. La sedia rimasta<br />
vuota affianco alla mia regina fu ben presto occupata<br />
da un giovanotto restato in piedi fino all’attacco dell’orchestra.<br />
Il fachiro Amhed Bessaui, reduce dai successi riportati<br />
nei più famosi teatri del nuovo e del vecchio mondo,<br />
era un uomo corpulento, scuro di carnagione. Si<br />
posizionò al centro del palcoscenico invitando alla concentrazione<br />
e al silenzio. Cominciò a parlare con voce<br />
profonda. Un ometto in bombetta, apparso in proscenio,<br />
traduceva simultaneamente <strong>dal</strong> suo curioso linguaggio.<br />
– Quelli che state per vedere sono i risultati<br />
della concentrazione di un uomo considerato santo.<br />
Credono i sufi che l’incontro col Divino renda il corpo<br />
puro involucro e l’anima corazza potente. Dolore e piacere<br />
divengono semplici gradienti di debolezza, sintomi<br />
di un incontro mancato, di un falso contatto… Allah<br />
possa dimostrare la sua potenza!<br />
L’oboe attaccò un pezzo avvolgente. I due valletti di<br />
prima, questa volta seminudi, ma col turbante, portarono<br />
in scena un braciere <strong>dal</strong> quale spuntavano barre<br />
incandescenti. Il fachiro serrò le palpebre brancolando<br />
verso le barre. Stringendo le labbra ne afferrò una<br />
proprio nel lato incandescente.<br />
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Il petto di Clorinda si gonfiò come a trattenere più<br />
aria di quanta sarebbe stata necessaria per respirare.<br />
Un uh secco secco le scaturì <strong>dal</strong>le labbra ad anello. La<br />
sua mano guantata artigliò lo spazio davanti a lei come<br />
a cercare un punto d’appoggio. Distogliendo lo sguardo<br />
<strong>dal</strong> palcoscenico si voltò verso di me: aveva nel viso<br />
un che di infantile come se non potesse fare a meno di<br />
guardare qualcosa che le faceva paura.<br />
– Jongleries, – le ripetei rassicurante.<br />
Intanto <strong>dal</strong> teatro si era alzato un boato sommesso.<br />
Un ohhhh di sgomento generale quando il fachiro aveva<br />
appoggiato il ferro incandescente alla lingua…<br />
– Un cordiale! – ordinai al barista. – Ne avete bisogno,<br />
– le sussurrai.<br />
La condussi a un tavolino aiutandola a sedersi.<br />
Ora che l’avevo di fronte, potevo guardarla con agio.<br />
Era meno giovane di quanto avessi creduto. Ma non<br />
spiacevole. Il naso troppo pronunciato forse, e gli occhi<br />
troppo ravvicinati, di un nero opaco. Qualche ruga<br />
cominciava a segnarle il collo. Nell’insieme faceva<br />
pensare a una donna fragile e tenace allo stesso tempo.<br />
– Uno anche per me! – mi affrettai a dire, solo in<br />
quel momento mi ero accorto che era arrivato un cameriere.<br />
– Non ho l’abitudine di accettare inviti dagli sconosciuti,<br />
– stava dicendo lei. – Ma dopo quello spettacolo,<br />
mio Dio! Cavarsi gli occhi in quel modo! – esclamò<br />
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