Sangue dal cielo - Sardegna Cultura
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centrici ad altri che avrebbero dovuto avere il campo<br />
più vasto. – Ora Puligheddu si divertiva.<br />
– Il principio è chiaro, professore, – tagliai. – Ma<br />
quello che volevo sapere da lei è un’altra cosa: è possibile<br />
parlare di isterismo per un maschio?<br />
Il professor Puligheddu buttò giù un’altra sorsata<br />
del suo latte di mandorle. Prima di rispondere fece<br />
un lungo accenno col capo. – Certo può sembrare<br />
strano il parlare di isterismo in un uomo e certo l’etimologia<br />
della parola è in contraddizione quando si riferisce<br />
questa malattia ad un uomo, ma… la mia risposta<br />
è sì. Senza dubbio: qualunque sia la parola con<br />
cui viene designata una data forma morbosa è un fatto<br />
che isterici e affetti da isterismo sono anche i maschi,<br />
come Charcot dimostrò per primo… Tanto più<br />
che, dopo di lui, la letteratura è ricca di casi di isterismo<br />
studiati sull’uomo.<br />
Trangugiai tutto il mio latte di mandorle per riconoscenza.<br />
– Lei mi è stato molto utile, professore. Davvero<br />
utile, – dissi con entusiasmo sollevandomi <strong>dal</strong>la sedia<br />
e cercando il paracqua senza voltarmi per guadagnare<br />
l’uscita più presto possibile.<br />
Il professor Puligheddu si sistemò gli occhiali sul naso.<br />
– Approfitterei di questa occasione che ci ha fatto<br />
incontrare, se la cosa non le è di tedio, per sottoporle<br />
un’operina di poco conto: bagatelle, memorie cliniche<br />
in versi scritte alla maniera del Cavallotti: tengo alla<br />
sua opinione, – disse con voce sottilissima, porgendo-<br />
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mi un librino titolato Clinocefalìe che si era materializzato<br />
<strong>dal</strong>la tasca del suo pastrano.<br />
Quello che temevo. Allungai la mano per afferrare il<br />
librino come se fosse la notifica di un sequestro cautelare.<br />
– Lo leggerò con curiosità e… molto piacere, –<br />
stentai.<br />
– Resta sotto inteso che mi aspetto un cenno di commento,<br />
quando sarà riuscito a dare un’occhiata a questa<br />
mia fatica, qualche riga… ci tengo.<br />
– Lo farò senza dubbio, – mentii.<br />
Raggiungere il ristorante San Giovanni significava<br />
attraversare un fiume controcorrente. M’inerpicai<br />
usando il paracqua come un soldato romano teneva lo<br />
scudo quando si disponeva per la testuggine. L’acqua<br />
arrivava a bordate discontinue prima sulle ginocchia,<br />
poi sui polpacci. Camminavo rasente i muri per proteggermi<br />
il fianco. Il trabocco delle grondaie esplodeva<br />
sulla cerata del mio paracqua.<br />
Ero un grosso salmone che guizzava verso la cima del<br />
torrente. Qualche eroico passante avanzava inclinato<br />
come se volesse affrontare il getto imitandolo, adeguandosi<br />
a esso.<br />
I lastroni del corso in salita brillavano come marmi<br />
rigati da linee di pioggia trasparente.<br />
Tutto il piano stra<strong>dal</strong>e vibrava a scatti quasi che fosse<br />
febbricitante di malaria.<br />
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