Sangue dal cielo - Sardegna Cultura
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Grosse gocce filamentose di sangue e catarro, aggrumate<br />
di sabbia desertica, si spappolavano sul sentiero<br />
di campagna, e sulle foglie esauste.<br />
La membrana del <strong>cielo</strong> non aveva tenuto e ora tutto<br />
quel rosso ci cadeva addosso.<br />
Ora lo scorrere in pendenza dell’acqua era lento ed<br />
esasperante, cremoso d’argilla e sabbia.<br />
Il fenomeno africano: il deserto che ci piove addosso.<br />
Il respiro grosso di un vento asmatico muoveva la<br />
mota al suolo con le volute della colobra, saturando<br />
gli spazi con lentezza efficiente. Sollecito a segnalare<br />
vicoli e cortili e orti e piazzette. Pronto a indicare spazi<br />
su spazi.<br />
Nùoro sussultava sotto una membrana flegmatica.<br />
Si faticava a respirare. Si ansimava come sulla graticola<br />
di luglio. Gli abiti zuppi emanavano umori d’erba cipollina<br />
e origano.<br />
Una cosa del genere si era già vista, la raccontava bisaju<br />
Gungui che non avevo ancora dieci anni e lui più<br />
di settanta.<br />
Alla fine di ottobre del 1820, dopo nove giorni e nove<br />
notti di pioggia da annegare il cristiano e le talpe<br />
sotto terra, da sud si era fatto largo a furia di spinte un<br />
alito unticcio e caldissimo, si era aperto un corridoio<br />
rotolando verso le Barbagie. E le montagne cominciarono<br />
a sudare sangue.<br />
Che quella era terra amorosa e ospitale: così la spira<br />
aveva deciso di abbracciarla.<br />
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Che quella era terra truce e vendicativa: così le vette<br />
acuminate avevano ferito quella femmina africana sino<br />
a farla stillare al suolo.<br />
Non si poteva guardare verso l’alto, che le sue mammelle<br />
pesanti opprimevano come un basto colmo di<br />
pietre sulla groppa di un asino.<br />
Era già accaduto.<br />
Proprio nell’ottobre del ’20. L’anno dell’Editto sulla<br />
chiusura delle terre comuni. Che allora pareva un segnale<br />
chiaro dell’ira della povera gente.<br />
La zaffata micidiale arrivò con i banditori del re che<br />
annunciavano i muri a secco.<br />
L’editto arrivò accompagnato da un fetore ferruginoso<br />
di acqua stagnante. E intrise valli e montagne di<br />
sangue. La ricchezza non era l’oro, e nemmanco il pane,<br />
ma pietre su pietre per cingere i terreni e braccia<br />
per costruirli: questo diceva l’editto. E al sangue <strong>dal</strong><br />
<strong>cielo</strong> si unì il sangue degli uomini, il massacro delle<br />
tanche. Che se giravi il <strong>cielo</strong> con la terra era lo stesso:<br />
gli uomini e le nuvole lottavano allo stesso modo. E sarebbe<br />
stato uguale persino non essere nati mai in quella<br />
terra dove l’alto e il basso si confondevano…<br />
– Tutto! – risposi secco.<br />
– S’abbocà, ma tutto quello che c’era da dire… oramai,<br />
– tentò di schivare Franceschina Pattusi.<br />
– La questione non è ancora chiusa! Non finché mi<br />
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