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Sangue dal cielo - Sardegna Cultura

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e il caratteraccio che mi trovavo sarei stato una persona<br />

molto più felice. Ma questo lo sapeva anche lei, e sapeva<br />

che bastava lasciarmi stare… Ma lei no! Lo sapeva<br />

che quando mi trovavo in queste situazioni bastava<br />

un nonnulla… Insomma il risultato fu che le strappai<br />

la lettera di mano. Poi me ne pentii e tentai di recuperare.<br />

Lottai contro la busta che non voleva saperne di<br />

aprirsi. Finalmente estrassi un cartoncino. – È un invito<br />

per uno spettacolo, – farfugliai leggendo a voce alta<br />

tentando il tono più tranquillo di questo mondo.<br />

– Che cosa c’hai? – chiese lei concentrandosi in un<br />

punto particolarmente complesso del suo lavoro di cucito<br />

per non sollevare la testa.<br />

– Uno spettacolo di ipnosi… – glissai a denti stretti.<br />

– Che cosa c’hai? – ripeté alzando la voce, ma senza<br />

cambiare inflessione rispetto alla domanda precedente.<br />

Presi un respiro profondissimo, come prima di un<br />

salto. Lasciando cadere il cartoncino sul piano del tavolo<br />

arrancai verso il bicchiere che avevo abbandonato<br />

poco prima. Mi guardai intorno in cerca della brocca.<br />

E fu a quel punto che lei mi guardò. Smise di cucire.<br />

Posò entrambe le mani, inerti, sul suo grembo e sollevò<br />

la testa. Aveva sempre la stessa domanda negli occhi.<br />

Abbandonai la ricerca. Stetti a fissarla per una frazione<br />

di secondo. – Niente! Che cosa c’ho! Niente c’ho!<br />

Va bene? – sbottai, e tutta la rabbia che avevo in corpo<br />

mi uscì <strong>dal</strong>la gola con una specie di ruggito.<br />

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– Se va bene per te… – ironizzò mia madre ritornando<br />

al cucito. Facendo il muso.<br />

Avevo rotto gli argini. – Giornata storta, va bene? Sta<br />

piovendo da chissà quanto e dormo male e… E… Va<br />

bene? – Il muso di mia madre cresceva. Un sospiro<br />

scettico. – Sono sfinito… Non cominciate col muso! –<br />

Faccia da idolo ittita. – Scusatemi… Va bene? Sono irritabile:<br />

è la pioggia, lo sapete no? – Ghiaccio polare. –<br />

E dai ajò… Lo sapete!… Dai che vi porto a vedere lo<br />

spettacolo, – implorai a un certo punto afferrando il<br />

cartoncino <strong>dal</strong> tavolo. Paresi totale del volto. – E dai,<br />

venite qui guardate, dai che ci andiamo: un fachiro, un<br />

vero fachiro indiano… – Paresi totale del corpo. – Fate<br />

come volete! Io vado a prepararmi!<br />

Occorsero minuti di silenzio grave prima che il paiolo<br />

sul fuoco cominciasse a far fumare l’acqua per la<br />

toeletta. Me ne stetti a guardare la superficie trasparente<br />

saggiandola con un dito di tanto in tanto: ancora<br />

fredda, tiepida… Raimonda continuò a fare il suo lavoro<br />

di cucito con un fervore da sposina che si prepara<br />

il corredo. Io le davo le spalle accucciato davanti al camino,<br />

poi, a un certo punto, decisi che poteva bastare,<br />

che calda o non calda quella situazione d’attesa non<br />

poteva durare. Portai il paiolo fumante in camera mia.<br />

Versai l’acqua sul catino, vi immersi il viso. Mi sollevai<br />

dopo un tempo infinito di silenzio perfetto. Lo specchio<br />

rimandò una faccia stanca…<br />

Raimonda non si era ancora mossa quando, dopo<br />

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