Don Ennio Innocenti - Sindacato Libero Scrittori Italiani
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LA CROCE E LA SPADA 111<br />
Egli è partito da una constatazione, ossia della misteriosa sussistenza<br />
del potere temporale dei Papi nella storia bimillenaria della<br />
Chiesa: ancorché ridotto a parvenza ai nostri giorni, pur tuttavia esso<br />
permane, in una qualche maniera 12. E allora “come spiegare un fatto<br />
storico così strano, considerato nella sua globalità evolutiva? È irragionevole<br />
pensare che la sua sopravvivenza si debba, in definitiva, ad<br />
un continuo intervento della Provvidenza?” 13. <strong>Don</strong> <strong>Innocenti</strong> con la<br />
sua consueta efficacia comunicativa insinua nella presunzione dell’uomo<br />
moderno il dubbio della teologia della storia, ossia dell’esistenza<br />
di un’interpretazione metafisica dell’insieme delle vicende terrene.<br />
L’intervento provvidenziale nella vita ecclesiale, che è dichiarato<br />
ore rotundo nell’atto stesso della divina fondazione della Chiesa,<br />
viene da lui esteso anche all’espressione strumentale che serve alla<br />
Chiesa per istituire il regno di Cristo, il potere in temporalibus, per l’appunto.<br />
Certo, egli bene s’avvede di quanto sia ardita la sua proposizione,<br />
e non soltanto alle “delicate” orecchie dei moderni, ma anche<br />
secondo le tradizionali modalità di affrontare la questione della legittimazione<br />
dell’esercizio di quel potere.<br />
Ecco i termini della questione: nelle parole del Maestro è espressa<br />
l’assoluta trascendenza del destino umano e quindi l’estraneità alle<br />
ambizioni terrene da parte della Chiesa, che dirige quel destino, - “il<br />
mio regno non è di questo mondo” (Gv 18, 36); tuttavia in quelle stesse<br />
parole è compresente la chiara attestazione della regalità di Cristo<br />
sull’intero creato, e quindi il diritto della Chiesa di agire anche sul<br />
piano temporale - “tutto il potere mi è stato dato nel cielo e sulla terra”<br />
(Mt 27, 18). Inoltre, il rinnovamento dell’ecclesiologia del Vaticano II<br />
sembra aver eliminato l’opzione del dominio temporale nel momento<br />
stesso che dichiara l’istanza fondamentale del destino eterno dell’uomo<br />
e perciò il dovere della Chiesa di condurre l’umanità sulla via per<br />
realizzare quel destino (Gaudium et spes 3 d). Eppure si constata che<br />
ora l’azione svolta nella sfera temporale dalla Chiesa, mediante la<br />
Curia romana, è pervasiva e multiforme, di enorme risonanza e di<br />
rimarchevole incisività. Né potrebbe essere altrimenti per poter realizzare<br />
il Suo compito per la salvezza dell’uomo. La metamorfosi del<br />
potere temporale sembra dunque non aver modificato la sostanza del-<br />
12 Cfr. “Conclusioni”, in “Storia del potere temporale dei Papi”, p. 531.<br />
13 Ibidem.