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Don Ennio Innocenti - Sindacato Libero Scrittori Italiani

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LA CROCE E LA SPADA 183<br />

Liberata dai suoi connotati romantici e finalistici, l’evoluzione<br />

torna ad assumere il severo volto dell’entropia. Diviene un processo<br />

dissolutore, una condanna alla perdita delle forme, una “fine delle<br />

specie”. Entropia e evoluzione vengono ad identificarsi non solo lessicalmente,<br />

ma anche sostanzialmente, come comune analisi pessimistica<br />

dell’esistenza, fisica o biologica. Negli scienziati del novecento,<br />

la passione per l’evoluzione si è andata manifestando in linea con<br />

quella che Robert Musil descrive, negli scienziati, come “una preferenza<br />

per la delusione, la coercizione, l’inesorabilità, la fredda minaccia o l’asciutta<br />

censura… ”<br />

A ben rifletterci, la visione di progresso come dissoluzione<br />

appartiene ormai da tempo al nostro clima culturale. Nel descrivere il<br />

progresso di un popolo, per esempio, usiamo i termini di emancipazione,<br />

di promiscuità, di rimozione di tabù, di deregulation. L’idea, a<br />

cui sembra ci siamo ormai rassegnati, di “globalizzazione” corrisponde<br />

a quella di mescolanza universale, di abolizione di ogni barriera<br />

commerciale o civile, e di quella che T. S. Eliot chiamò “Una definizione<br />

della Cultura” (1948). La promiscuità e il livellamento ci offrono la<br />

sensazione dell’accessibilità di ogni cosa, di un generale raggiungimento,<br />

di essere alla soglia del protetto e del proibito. È evidente tuttavia<br />

che tutte queste conquiste si consumano rapidamente, rappresentano<br />

la dissoluzione dell’energia e della polarità, preludono all’inerzia,<br />

al generale appiattimento, ad una oscura escatologia.<br />

“L’idea della fine del mondo - ha scritto Manlio Sgalambro (1982) -<br />

nasce dalla comunità scientifica come segno ecclesiale. Li unisce nel suo nome<br />

l’angelo sterminatore della fisica. Dal dolore della fisica nasce l’eschaton: il<br />

promesso annientamento del mondo.” E, più avanti: “La condizione scientifica<br />

è la condizione di esseri miserabili che sanno la loro miseria… Una sintesi<br />

di matematica e disperazione unisce il cielo stellato sopra di noi e l’infinita<br />

tristezza in noi.”<br />

Gnosi e genesi delle forme<br />

Di fronte a queste teorie della dissoluzione, per affrontare il problema<br />

della genesi delle forme dovremo metterci su altra strada.<br />

Nel 1981 Emanuele Samek Lodovici mandò alla “Rivista di<br />

Biologia” un articolo dal titolo “La gnosi e la genesi delle forme”. Non<br />

potè correggere le ultime bozze perché un incidente lo travolse. Per gli

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