Don Ennio Innocenti - Sindacato Libero Scrittori Italiani
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LA CROCE E LA SPADA 67<br />
(70), 16] tradotti dal Francescano (senza conformità al testo biblico):<br />
«Perché non ho conosciuto la negoziazione, cioè la mercanzia, entrerò<br />
ne la potenza del Signore». Glossando i versetti il frate senese enuclea<br />
i criteri direttivi della condotta del mercante. Ma di quale mercante?<br />
Questo è il punto.<br />
Non dobbiamo parlare per sentito dire, specie quando si ha l’onere<br />
di fare la “ricerca seria” che è propria, dice Luciano Canfora,<br />
degli accademici: la “ricerca seria” impone di non ripetere i travisamenti<br />
di Amintore Fanfani e di Giacomo Todeschini che si è inventato<br />
il binomio “tempio-mercanti”. I due “mandarini” hanno travisato<br />
perché non hanno saputo dar conto dell’animus, dell’intenzione, del<br />
mercante, che pure Bernardino ha chiaramente descritto. Ma per<br />
capirlo bisogna conoscere la distinzione aristotelico-tomistica tra<br />
scambio acquisitivo e scambio pecuniativo.<br />
Nel sermone XXXIII egli aveva scritto che il mercante opera<br />
bene quando lo fa «propter necessitatem ut videlicet satisfacere<br />
possit sibi et familiae suae [… ]». Nella predica destinata al pubblico<br />
degli «idioti» (ignoranti) spiega: «Dico che se egli fa [lo scambio]<br />
per regiare la sua famiglia, o per uscire di dévito, o per maritare<br />
fanciulle: dico, che gli è lecito». E presto aggiunge, perché non sorgano<br />
equivoci e fraintendimenti: «che dire di colui il quale «non<br />
n’ha bisogno, che s’afanna cotanto [… ] egli pecca mortalmente,<br />
però che questo ragunare [cioè operare in funzione del profitto] si<br />
chiama peccato [… ]». Nel citato sermone latino il concetto è così<br />
meglio espresso: «[… ] mercari ut ex lucro cumularentur [… ] illicitissimum<br />
est».<br />
Non aveva forse ragione Enrico Barone quando scriveva che nel<br />
momento in cui la religione entra dalla porta l’economia politica scappa<br />
dalla finestra?<br />
Ma non scappa per l’economista e storico bolognese che fa di<br />
Bernardino da Siena - sulla base di passi estrapolati e mal capiti di una<br />
sola predica - il fondatore della «economia civile» o per il dottore in<br />
teologia Oreste Bazzichi il quale predica, udite udite!, che i «veri padri<br />
dello spirito capitalistico» sono i francescani (da segnalare che la<br />
solenne dichiarazione è contenuta nel libro la cui recente seconda edizione<br />
ha avuto una celebrativa, ed avallante, recensione a firma del<br />
“filosofo” Dario Antiseri dal titolo, che è tutto un programma, Il capitalismo<br />
comincia con il saio, in Avvenire, 7 agosto, 2003).