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Don Ennio Innocenti - Sindacato Libero Scrittori Italiani

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Abbiamo l’onore di accogliere come moderatore di questa seduta l’arcivescovo<br />

Andrea di Montezemolo, che tutti conosciamo per il suo ufficio di Nunzio del Papa<br />

presso il Quirinale durante molti non facili anni.<br />

Come già Sua Eminenza il card. Martino, così anche Sua Eccellenza<br />

Montezemolo giunge tra noi dall’antica amicizia che lo lega a don <strong>Ennio</strong>, sin dagli<br />

anni giovanili del Collegio Capranica.<br />

Ma c’è un particolare che merita di essere segnalato come un nodo in più, un vincolo<br />

speciale che contraddistingue la loro amicizia. Risale verso gli anni quaranta e<br />

li lega una storia, per non dire che li lega la storia: sono infatti ambedue figli di vittime<br />

della guerra civile italiana, italiani contro italiani dal ’43 al ’45. Il colonnello<br />

Montezemolo è noto e famoso come un eroe da leggenda, candidato tra l’altro agli<br />

onori degli altari, la cui vita mortale, nella fedeltà legittimista alla patria e al Re, si<br />

conclude alle Fosse Ardeatine. Il pluridecorato sergente Serafino <strong>Innocenti</strong> indossa<br />

invece la divisa del lealismo alla Repubblica Sociale Italiana; e questa scelta, più militare<br />

che politica, gli viene imputata come crimine da emissari del comunismo armato,<br />

che lo eseguono a Bologna nell’agosto 1944, vittima tra le innumerevoli, da cui<br />

sgorga il «sangue dei vinti», per voler menzionare il titolo di un recente best-seller.<br />

Degna di riflessione la circostanza, dietro cui una mano invisibile tesse la tela dei<br />

destini incrociati: i figli di queste due vittime hanno seguito ambedue l’ispirazione<br />

divina di dedicarsi da sacerdoti all’Evangelo di Cristo, unica matrice della “civiltà<br />

unica vera”, com’è scolpito sulla Porta del Palazzo Pontificio di Castelgandolfo, non<br />

risparmiato dalle bombe dei vincitori.<br />

<strong>Don</strong> Andrea, peraltro, conforme alla sua speciale attitudine agnatizia, ha servito<br />

la Chiesa di Cristo come diplomatico in America, in Africa, in Asia e – dopo aver preceduto<br />

il card. Martino nella guida di Justitia et Pax – è approdato alla nunziatura<br />

romana; don <strong>Ennio</strong>, invece, è restato nei ranghi del clero urbano, sempre tuttavia<br />

schierato sulla linea del fuoco.<br />

E ora l’arcivescovo Andrea di Montezemolo ci darà un segno della Sua alta considerazione<br />

per i nostri lavori.<br />

f. m.

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