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Don Ennio Innocenti - Sindacato Libero Scrittori Italiani

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208 ATTI DEL CONVEGNO<br />

potenza di trasformazione, che raggiunge la quota zero della vita; e<br />

con una tale vitalità storica, che l’annuncio salvifico, pur allargandosi<br />

a un vastissimo campo d’azione nella lotta per il diritto, segue come<br />

stella fissa il Sermone della Montagna. La porta del regno di Dio è aperta<br />

a tutti, ed ecco affrettarsi l’arabo, il parto, il siro. Alle prime luci del<br />

terzo millennio, nella piazza del mercato dove è tutto un commercio<br />

dell’uomo con l’uomo, civilizzato dal fiat aequalitas, nei limiti della<br />

omologazione meccanica di base tra nord e sud e tra occidente e oriente,<br />

in quella piazza non si è spenta l’eco della promessa, fatta nel testamento<br />

dal più credibile dei profeti: cum exaltatus fuero, omnia ad me traham.<br />

Tutte le cose, tutte le creature, tutte le generazioni, tutte le anime.<br />

Sotto il profilo dell’ecumene, si tende troppo a dissolvere la quantità<br />

in qualità, tirando le somme con le statistiche di un’antropologia della<br />

scarsità. Non c’è l’unità, tra gli uomini, che si faccia da sola; meno che<br />

mai se nei termini di quell’omologazione da “Dichiarazione dei diritti<br />

dell’uomo e delle libertà fondamentali”, promulgata dalle Nazioni<br />

Unite e che per la durata di oltre mezzo secolo influisce in modo<br />

determinante, anche se poco certificabile, sugli sviluppi ordinari, da<br />

“mondo che non finisce” della cosiddetta “civiltà materiale”.<br />

11. Gli oppositori, i negatori, i nemici della civiltà materiale intendono<br />

che le manchi, come si usa dire, un “supplemento d’anima”; ma<br />

si guardano bene dal produrlo loro, questo arricchimento di spiritualità,<br />

che compensi materialismo, edonismo, consumismo, ed infine<br />

quella vichiana ebetudo mentis, che rende così diverso l’uomo di massa<br />

moderno e contemporaneo dall’eroe, sotto figure molteplici, che riempie<br />

di sé le cronache della civiltà cristiana. Rottura netta, dunque, tra<br />

le due civiltà, e rifiuto del presente, in blocco, se espresso dagli apocalittici,<br />

articolato, se espresso dai tradizionalisti, tra i quali si distinguono<br />

per la loro genialità i profeti del passato, seguaci della grande triade<br />

De Maistre, De Bonald, <strong>Don</strong>oso Cortés, scrittori, che non sono soltanto<br />

antirivoluzionari, ma prendono di mira in un corpo a corpo frenetico<br />

le principali istituzioni del mondo moderno, traditi tuttavia da<br />

insospettabili incoerenze, come quella che ad esempio colpisce De<br />

Maistre (come più tardi colpirà Bloy) nel giudizio su Napoleone.<br />

Legittimisti e non soltanto tradizionalisti, la libertà è per essi “un<br />

dono dei re” (espressione testuale di De Maistre) e la sovranità popolare<br />

soltanto l’alibi del regicidio, come crimine inespiabile, che getta lo

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