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Don Ennio Innocenti - Sindacato Libero Scrittori Italiani

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LA CROCE E LA SPADA 19<br />

favorirono l’armonizzazione del supremo Verbo di Cristo con varie culture mediterranee,<br />

nordiche ed asiatiche, portatrici di idee e culti molto imperfetti.<br />

Questi errori e deviazioni attraversarono il Medioevo, furono anche recepiti<br />

e perfino favoriti da certi umanisti nostrani del Quattro Cinquecento, e li<br />

ritroviamo anche nel bel mezzo del nostro tempo post-illuminista. Con alcune<br />

aggravanti che voglio sottolineare, limitando la considerazione alla nostra<br />

Italia.<br />

Il primo di questi è l’estensione di tale contraffazione del sacro: l’Autorità<br />

religiosa se ne è preoccupata per il Piemonte e per l’Emilia; il Papa stesso se<br />

ne è allarmato per la Toscana; vari focolai satanisti sono apparsi nel Lazio;<br />

una professoressa universitaria dell’Umbria ha costruito sul polimorfico fenomeno<br />

un libro che ha ottenuto una risonanza nazionale; la Curia<br />

Arcivescovile dell’Aquila, in Abruzzo, denunciò pubblicamente l’infiltrazione<br />

di riti spurii tra i giovani studenti.<br />

Il secondo aggravante è dato dal fatturato di questa religiosità più che<br />

sospetta, fatturato che ammonta a cifre enormi e che è promosso da continui<br />

incitamenti pubblicitari con l’uso di ogni genere di mezzi di comunicazione<br />

sociale.<br />

Il terzo aggravante è dato dalla perdurante insufficienza della catechesi<br />

cattolica che, per colpa dei catechisti, non riesce né a mostrare la vitalizzazione<br />

cattolica della migliore cultura nazionale né a depurare quelle forme di religiosità<br />

popolare che mischia all’oro di tanti buoni sentimenti anche la ganga<br />

di tanti pericolosi equivoci.<br />

Non a caso si insiste sulla necessità di una nuova evangelizzazione… ”<br />

Oppure, un tema attualissimo:<br />

“… Nell’ascoltare certe persone sapute che predicano la tolleranza ai cattolici<br />

italiani, in nome dell’equivalenza di tutte le culture, avverto dentro di<br />

me moti d’indignazione. I sacrifici umani e l’antropofagia sarebbero riti tollerabili<br />

in nome del’equivalenza delle culture?<br />

In molte zone del mondo è diffuso l’uso di mutilare chirurgicamente la<br />

zona erogena del sesso femminile. Sono vittime di tale cultura qualche cosa<br />

come ottanta milioni di donne in Indonesia, Malesia, Medio Oriente, Gibuti,<br />

Somalia, Etiopia, Sudan, Egitto, Kenia, Gambia. Si tratta d’una mutilazione<br />

che non posso descrivere per radio. Posso però assicurare che non solo implica<br />

dolore, ma anche frequenti emorragie e infezioni di vario tipo, spesso gravissime.<br />

Sottolineo che l’aspetto rituale di questa orribile operazione è una<br />

maschera perché il motivo vero per il quale viene praticata è uno solo: la gelosia<br />

maschilista. E noi dovremmo tollerare una simile barbarie nella nostra<br />

comunità nazionale in nome dell’equivalenza delle culture? Una tolleranza di<br />

questo tipo sarebbe solo schifosa viltà.

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