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Don Ennio Innocenti - Sindacato Libero Scrittori Italiani

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126 ATTI DEL CONVEGNO<br />

pane e vino, l’esistenza di una Realtà divina. La contraddizione esistente<br />

negli Evangeli - il Mio Regno non è di questo mondo/mi è stata<br />

data ogni potestà nei cieli e sulla terra - deve trovare una risposta di<br />

tipo teologico, che viene soltanto indicata dall’esame storico. Esso,<br />

infatti, sfocia nell’incapacità di dare spiegazione della sussistenza del<br />

potere temporale - del Bene e del Male - nell’unica persona del<br />

Vicario. In altre parole, da don <strong>Innocenti</strong> si pretende una riflessione<br />

che vada oltre il semplice “la sua ultima giustificazione [del potere<br />

temporale] è tale che, al solo enunciarla, sbigottisce: la salvezza delle<br />

anime. Per usare la forma più provocatoria, diremo che il potere temporale<br />

è servito e serve «ad andare in Paradiso»” 34. La testimonianza<br />

del male nella cronaca dell’esercizio ecclesiastico delle temporalità è<br />

fattore di contraddizione, infatti, e motivo di caduta di tante anime:<br />

non basta la dichiarazione della buona fede di tanti uomini di Chiesa<br />

per garantire la salvezza delle anime dei pusilli, che finiscono per<br />

restare scandalizzati. Necessita la Grazia, che non sempre si ottiene.<br />

Forse gli scandali dovrebbero essere stimolo a ricercare ciò che non è<br />

caduco nella Chiesa, il Suo tesoro più prezioso e unico, l’Eucaristia.<br />

Ma allora dal piano teologico e storico ci si sposta al piano pastorale.<br />

In conclusione a queste pagine, prendendo spunto dalla contraddizione<br />

che s’intravede nelle pagine di don <strong>Innocenti</strong>, l’interpretazione<br />

del potere temporale della Chiesa proponibile in questo frangente resta<br />

sempre quella “classica”: permane la potestas indirecta in temporalibus,<br />

che i Papi debbono esercitare animosamente, usque ad effusionem sanguinis,<br />

mentre gli stati sono tenuti, per legittimare la propria autorità, ad<br />

adempiere il bene comune, che implica necessariamente la rimozione<br />

del peccato, così collaborando con la Chiesa per l’attuazione del<br />

Regnum Christi, perché non “revelabitur ille iniquus [… ] cuius est<br />

adventus secundum operationem Satanae in omni virtute, et signis, et<br />

prodigiis mendacibus, et in omni seductione iniquitatis iis qui pereunt:<br />

eo quod charitatem veritatis non receperunt ut salvi fierent” 35.<br />

34 Ibidem, p. 536. Soltanto in chiusura don <strong>Innocenti</strong> apre la porta all’ascesi teologica,<br />

sulla quale però ancora molto di più ci si aspetta: “[… ] se il cattolicesimo non ha<br />

avuto insuperabile schifo del Potere Temporale dei Papi è perché è convinto che Dio<br />

si è incarnato, che l’anima vive davvero nel corpo, che lo spirito decide del suo destino<br />

attraverso l’uso di questo mondo, che la natura, nonostante tutto, non è affatto<br />

intrinsecamente corrotta, che non esiste stortura che non sia redimibile” (ibidem).<br />

35 II Tes. 2, 8-10.

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