careghé - Archivio Storico

che. Ve ... ne siete accorto?
Michele era molto emozionato. Paulin non rispose subito e
sembrava quasi che non avesse sentito. Ma poi, invece, come
se stesse dicendo un’ovvietà:
- Credi che sia sordo?
E Michele,con la voce impastata di pianto:
- Io ho avuto paura. Avevano i fucili.
Paulin fece un gesto di stizza.
- Se tu avessi dormito come ho fatto io non ci sarebbe stato
motivo di spaventarti. Te l’avevo detto di pensare ai fatti
tuoi.
- Ma sono.. ladri di bestie? - chiese Michele, pronun ciando
queste parole quasi sottovoce, come se avesse paura a dirle.
Paulin non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia e, ti rando
dritto, gli rispose mezzo biascicato: -Lo sono, lo sono.
Michele non fu sorpreso da quella risposta perché essa era
semplicemente la conferma di ciò che lui aveva visto bene con
i suoi occhi. Ma ciò che ora gli premeva di capire era perché
suo padre, pur sapendo tutto, era andato a lavo rare da Luigin.
Era dunque un amico dei ladri? Lui che non rubava neanche al
marchese sull’uva come facevano tutti, perché diceva che se i
patti sono quelli, buoni o cattivi che siano vanno rispettati.
- Padre, voi lo sapevate che quelli dei Muinè erano ladri. E
allora perché ci siamo andati?
A Paulin venne la vista scura a sentirsi fare quella do -
manda. Che cosa avrebbe mai potuto rispondere? Conti nuare a
insistere che, in fondo, era brava gente? Sarebbe stato ridicolo.
Oppure dire la verità che, però, gli bruciava e lo faceva vergognare?
E poi che cosa avrebbe pensato di lui suo figlio? Ma
non aveva altra scelta, perché a questo punto il ragazzo non si
sarebbe accontentato di bugie né di mezze verità.
- Luigin mi aveva chiesto di fargli delle sedie e io non potevo
dirgli di no, anche se sapevo che era un ladro. E poi, vedi,
quella è gente che non si può stare a contraddirla.
- E perché?
- Ma perché a seconda di come ti prendono di mira sono
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