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piede era zuppo. Suo padre udì il tonfo e si voltò a vedere che<br />
cosa era successo. Lui fece finta di nulla e riprese a cammi nare<br />
sulla riva con il solito passo.<br />
Il sentiero saliva ora ripido in mezzo a delle rocce spor genti<br />
e ogni tanto bisognava aggrapparsi con le mani per superare<br />
alcuni passaggi. Durò così una mezz’ora, fino a quando raggiunsero<br />
un esteso pianoro ricoperto di brughe.<br />
- Questo è un posto da funghi - disse Paulin - Mi ricordo<br />
che un anno io e il nonno ci abbiamo riempito due cesti. Certi<br />
roghi! Peccato che quest’anno non sia stata annata.<br />
Si addentrarono nuovamente nel bosco. All’improvviso<br />
apparve tra gli alberi la struttura di una casa.<br />
- Padre, è qui che dobbiamo andare? - gridò impaziente<br />
Michele.<br />
- No, no. Questa casa è abbandonata, non ci abita più nessuno.<br />
Il padrone lavora nella ferriera a Ovada e allora ha trasferito<br />
là tutta la famiglia. Chissà se sono andati a star meglio.<br />
Michele non era in grado di rispondere a quell’interrogativo,<br />
ma di una cosa era certo: quel posto metteva paura. Sarà<br />
stato per l’incuria che si protraeva ormai da tempo, ma il solo<br />
pensare all’idea di abitare là dentro gli faceva accapponare la<br />
pelle. Il tetto era sfondato in più punti e si vedevano chiara -<br />
mente i legni marciti della travatura; i muri erano solcati da<br />
profonde crepe che facevano dubitare come potessero ancora<br />
stare in piedi: sassi di fiume e schegge di tufo stavano in bilico<br />
sfidando le più elementari leggi della fisica; le porte, sfasciate<br />
e sconnesse dai cardini, sembravano le membra rinsecchite<br />
di un organismo esausto. Ma ciò che davvero dava un<br />
senso di angoscia profonda erano i cespugli di rovo che pian<br />
piano stavano ricoprendo la costruzione come i tentacoli di un<br />
mostro vorace. Ancora poco e la casa sarebbe sparita nel nulla,<br />
inghiottita. Michele fu contento di passare oltre.<br />
Avevano ripreso a salire. Paulin non andava veloce, ma<br />
aveva un passo costante, senza pause. Il ragazzo ogni tanto gli<br />
arrivava di slancio alle spalle e doveva rallentare per non superarlo.<br />
Ma spesso, su quella ripida erta, doveva fermarsi a<br />
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