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careghé - Archivio Storico

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Michele fu preso dallo sconforto. Porca l’oca, lui assapo -<br />

rava già il piacere di un ambiente bello caldo, ché proprio i<br />

piedi non se li sentiva più, e suo padre invece andava a dire a<br />

quella donna di fare con comodo, ché tanto loro potevano<br />

aspettare. Il solito maledetto vizio dei grandi di parlare an che<br />

per gli altri. Per fortuna, come se gli avesse letto negli occhi,<br />

la vecchina disse:<br />

- Beh, su, venite dentro. Lo aspetterete qui nell’entrata, che<br />

c’è sempre più caldo che fuori - e spalancò il portone per farli<br />

passare.<br />

L’entrata era una stanza quadrata, appena illuminata dal- la<br />

fioca luce che filtrava dalla finestrella posta sopra il portale.<br />

C’erano due panche lungo le pareti, a conferma che chi voleva<br />

parlare con don Luigi doveva spesso aspettare lì prima di<br />

essere ricevuto. La temperatura era così gelida che non aveva<br />

niente da invidiare a quella esterna, sicché Mi chele pensò che<br />

avevano fatto un buco nell’acqua a venire li dentro e che se il<br />

prete non si sbrigava si metteva male per lui. Cominciò allora<br />

a battere i piedi ritmicamente e, se non fosse stato perché aveva<br />

soggezione di suo padre, si sarebbe anche messo a correre<br />

avanti e indietro per togliersi il freddo di dosso.<br />

Finalmente si sentirono alcune voci e poco dopo si aprì la<br />

porta che dava direttamente in casa. Uno sprazzo di luce si<br />

riversò sul pavimento. Michele si sedette lesto accanto a suo<br />

padre. Un uomo attraversò il vano e nonostante la penombra<br />

Michele riuscì a coglierne distintamente i connotati. Era in<br />

camicia nera e aveva in testa il fez dei miliziani fascisti.<br />

Michele lo riconobbe immediatamente perché ne aveva visti<br />

tanti vestiti così il giorno dell’inaugurazione del ponte dei<br />

Silecchi, quando era venuto il federale da Alessandria per presenziare<br />

alla cerimonia. L’uomo stava andando dritto all’uscio,<br />

quando si accorse di loro e uscì in un “Oh!” di sor presa seguito<br />

da un borbottio di saluto. Poi spari dietro il battente del portone.<br />

Don Luigi, che aveva seguito l’uomo fin nell’entrata, si<br />

rivolse allora a Paulin:<br />

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