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careghé - Archivio Storico

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to l’eredità del padre? A vederli così con quelle facce rose dalla<br />

scabbia, le bocche spalancate e gli occhi fissi sugli ospiti<br />

come se non avessero mai visto niente, c’era da dubitarne, ché<br />

nessuno sembrava un futuro ispirato. Ma da dei becelli c’era<br />

da aspettarsi di tutto, perché da un giorno all’altro un ignorante<br />

che non l’avresti mai detto era capace di mettersi a fare il<br />

medicone, il santo o il poeta come se ci fosse nato.<br />

Per fortuna arrivò un altro cliente e così lo sciame si gettò<br />

su di lui. Era un giovane sui vent’anni, accompagnato da suo<br />

padre. Venivano anche loro dalle Capanne. Paulin li conosceva<br />

di vista. Facevano fatica a parlare per il freddo che avevano<br />

patito e se ne stavano lì sulla porta duri come stoccafissi.<br />

- Venite pure avanti, Chechin, ché da sedersi ne diamo a<br />

tutti. Abbiamo addirittura il <strong>careghé</strong> in casa - disse Carlaia,<br />

calcando l’ironia delle sue parole. Poi, dopo aver assunto un<br />

atteggiamento di circostanza con le mani giunte in grembo e la<br />

fronte aggrottata si mise a scrutare il giovane. - Dunque, che<br />

cosa si sente questo fuento?<br />

- Oh Carlo, guardatelo in faccia e capirete perché siamo<br />

venuti - e così dicendo Che chin prese tra le mani la testa del<br />

figlio e indicò al medicone delle macchie rosse che gli coprivano<br />

le guance e la fronte. Carlaia si chinò in avanti, fece una<br />

specie di ricognizione sul viso del ragazzo e poi con due dita<br />

gli allargò prima un oc chio e poi l’altro. Quindi si ritrasse e<br />

ristette un momento con gli occhi sempre fissi su di lui. - Ha<br />

preso una bella risipola, ecco cosa ha preso. Ed è già andata<br />

avanti, troppo. Ma perché non me l’avete portato subito, appena<br />

sono ve nute fuori le prime macchie?<br />

- Noialtri sapevamo che venivate alle Capanne almeno una<br />

volta alla settimana e allora vi aspettavamo laggiù - rispose<br />

Chechin, cercando in qualche modo di giustificarsi.<br />

Carlaia cambiò colore.<br />

- Vi ho abituati troppo bene, ecco perché! Ma l’avete visto<br />

che razza di tempo c’è!? E allora io, che poi sono an cora il più<br />

malato di tutti, ché lo so solo io quello che soffro, avrei dovuto<br />

con questo gelo mettermi in viaggio per venire a guarire<br />

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