careghé - Archivio Storico

letame avrebbero dato fuoco allo stabbio. Detto fatto: c’avevamo
messo delle fascine intorno per riparare meglio le bestie
e hanno preso fuoco come la paglia. Non abbiamo avuto il
tempo da farle uscire, il fuoco s’era già preso dap pertutto.
Sono bell’e rovinato, Paulin.
Michele guardava le carcasse fumanti di alcune pecore distese
sull’aia: povere bestie, avevano cercato scampo fuori dallo
stabbio, ma avvolte ormai dalle fiamme erano stra mazzate
lì a terra a pochi passi dall’acqua. Avevano un aspetto agghiacciante:
il corpo gonfio e tumescente per il calore, la bocca
ancora contorta negli spasmi dell’agonia e i pochi mozziconi
di lana rimasti che cremavano lentamente.E pensare che era
bastata una scintilla a scatenare quel l’inferno: quella roba secca
s’era accesa come paglia e in pochi istanti il fuoco aveva
divorato tutto quanto. Già, come paglia. O come fieno. Perché
se avesse preso fuoco la cascina tutto sarebbe avvenuto anche
più rapidamente. E non ci sarebbe stato scampo per chi ci si
fosse trovato den tro. Michele a pensarci sentì un brivido giù
per la schiena.
Intanto le donne continuavano a fare la spola tra la fonte e
lo stabbio con i secchielli di zinco della mungitura. Erano tutte
nere di fumo, scapigliate, sfatte da tutto quell’affannarsi.
Cominciava a imbrunire. Quelli della Bicocca se ne andarono
lesti.
Baciccia entrò in casa con Paulin e Michele. Non riu sciva
a darsi pace. E come vide la vecchia che pregava in ginocchio
davanti a una statuetta della Madonna, tirò una bestemmia che
fece tremare la fiamma del lume.
- Che danno, Paulin, che danno! Certe belle bestie, aveste
visto. Non ne avevo mai avute così. Che destino! Quando le
cose sembra che vadano bene, ecco che vi arriva il colpo. Sarà
vita questa? E mi spiace anche per voi, ma capite bene che con
la perdita che ho avuto oggi non posso certo farvi fare le sedie.
E siete venuto fin qui.
- Oh Baciccia, ma cosa dite! C’è tempo per fare le sedie.
Ora pensate piuttosto a voialtri, a rimettervi in sesto.
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