di Bruno Bontempo - Edit
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16 Panorama<br />
Ricorrenze<br />
le <strong>di</strong> Solidarnosc, riconoscimento che<br />
avvenne nell’aprile 1989. Gli accor<strong>di</strong><br />
della tavola rotonda, sviluppatisi in<br />
un clima internazionale che già lasciava<br />
intravedere la crisi definitiva dei regimi<br />
comunisti dell’Europa orientale,<br />
prevedevano elezioni parzialmente libere:<br />
al Senato, nel giugno 1989 furono<br />
eletti 99 can<strong>di</strong>dati <strong>di</strong> Solidarnosc su<br />
100 seggi. Intorno al sindacato si coagulò<br />
infatti una vera forza politica;<br />
l’elezione <strong>di</strong> Jaruzelski come primo<br />
presidente della Repubblica polacca fu<br />
possibile grazie all’appoggio <strong>di</strong> alcuni<br />
parlamentari <strong>di</strong> Solidarnosc, che nel<br />
maggio 1990 colse un nuovo successo<br />
elettorale attraverso i suoi Comitati<br />
civici. Intanto un uomo proposto da<br />
Wałesa, ancora presidente del sindacato,<br />
T. Mazowiecki, era <strong>di</strong>ventato primo<br />
ministro (settembre 1989). Quando,<br />
infine, Jaruzelski rimise il mandato<br />
al Parlamento, Wałesa venne eletto<br />
democraticamente e a suffragio universale<br />
presidente della Repubblica<br />
(1990) col 74 p.c. dei voti. Mentre per<br />
il leader sindacale iniziava una nuova<br />
fatica <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atore tra i tanti partiti rifioriti<br />
nella lotta politica, per Solidarnosc<br />
si apriva una nuova fase, rivolta a<br />
ricostruire la propria identità <strong>di</strong> sindacato<br />
in un sistema pluralista, alle prese,<br />
in una economia <strong>di</strong> mercato incerta<br />
e squilibrata, con inflazione e <strong>di</strong>soccupazione.<br />
Gli anni Novanta, comunque,<br />
vedevano un declino della politica <strong>di</strong><br />
Solidarnosc che, a eccezione delle elezioni<br />
parlamentari del 1997, non riusciva<br />
a riscuotere il favore dell’elettorato<br />
polacco sia nelle consultazioni<br />
politiche del 1993, sia nelle presidenziali<br />
del 1995 e del 2000, nelle quali il<br />
suo leader Wałesa non otteneva la vittoria.<br />
Infatti, le presidenziali del 2000<br />
determinavano il trionfo <strong>di</strong> A. Kwasniewski,<br />
leader degli ex comunisti<br />
dell’Alleanza per la Sinistra Democratica<br />
(SLD), per cui Wałesa decise <strong>di</strong><br />
abbandonare la vita politica.<br />
Che cosa resta<br />
<strong>di</strong> Solidarnosc?<br />
La rivista “Gazeta Wyborcza”<br />
ha chiesto a dei giovani sociologi<br />
cosa resta oggi del leggendario sindacato.<br />
Secondo la trentenne Agata<br />
Szczęśniak è sopravvissuto l’aspetto<br />
utopistico, “la fiducia nella possibilità<br />
<strong>di</strong> un cambiamento sociale improvviso<br />
e ra<strong>di</strong>cale”, mentre Michał<br />
Łuczewski, 31 anni, pone l’accento<br />
sull’ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Solidarnosc come<br />
“idea <strong>di</strong> una rivoluzione morale, riscoperta<br />
e ogni volta <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong>menticata<br />
nel corso della storia della<br />
Polonia”. Karolina Wigura in<strong>di</strong>vidua<br />
due linee narrative peculiari nel mito<br />
<strong>di</strong> Solidarnosc: “La prima definisce il<br />
movimento <strong>di</strong> Solidarnosc dei primi<br />
anni Ottanta come un periodo carnevalesco,<br />
in cui i polacchi riuscirono a<br />
trovare l’unità nonostante le <strong>di</strong>visioni.<br />
La seconda linea colloca invece il<br />
pluralismo al <strong>di</strong> sopra dell’unità, sottolineando<br />
la lotta per la libertà e il<br />
<strong>di</strong>ritto a essere <strong>di</strong>versi”.<br />
In una intervista con Józef Pinior,<br />
attivista <strong>di</strong> spicco <strong>di</strong> Solidarnosc negli<br />
anni Ottanta, “Newsweek” chiede<br />
come mai un simbolo nazionale si sia<br />
trasformato in uno strumento politico<br />
del partito <strong>di</strong> destra Legge e Giustizia<br />
(PiS). “Solidarnosc non è stata in grado<br />
<strong>di</strong> definire ciò che era, né <strong>di</strong> comprendere<br />
la propria identità”, risponde<br />
Pinior. “Dopo la svolta del 1989 il sindacato<br />
ha perso or<strong>di</strong>ne e compattezza,<br />
e non è riuscito a generare un partito<br />
politico in grado <strong>di</strong> esprimere gli interessi<br />
sociali delle persone che rappresentava”.<br />
Secondo Tomasz Lis, <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong><br />
“Wprost”, “il paradosso <strong>di</strong> Solidarnosc<br />
risiede nel fatto che coloro che<br />
contribuirono a creare il sindacato -<br />
gli impiegati delle gran<strong>di</strong> compagnie<br />
controllate dallo stato, l’intellighenzia<br />
del lavoro e la chiesa - sono stati i più<br />
danneggiati dal cambiamento scatenato<br />
da Solidarnosc. Ma il movimento in<br />
se ci ha rimesso ancora <strong>di</strong> più”.<br />
Solidarnosc è stata rovinata dai<br />
suoi stessi fondatori: Lech Wałęsa ha<br />
identificato il sindacato con la sua persona,<br />
mentre i “veri patrioti” lo accusavano<br />
<strong>di</strong> essere un agente <strong>di</strong> polizia<br />
sotto copertura; l’ex presidente<br />
Lech Kaczyński e l’ex primo ministro<br />
Jarosław Kaczyński si autodefinirono<br />
gli ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> Solidarnosc, ma hanno finito<br />
per esacerbare le <strong>di</strong>visioni sociali.<br />
Su “Gazeta Wyborcza”, Mirosław<br />
Czech si mostra più positivo. Secondo<br />
Czech infatti “la generazione <strong>di</strong> Solidarnosc<br />
ha superato la prova <strong>di</strong> costruire<br />
il nuovo stato e si è <strong>di</strong>mostrata<br />
vincente. Non sono stati testimoni<br />
del fallimento della rivolta, ma hanno<br />
abbracciato la politica dei piccoli<br />
passi: risolvere i problemi del paese<br />
e rafforzare la posizione della Polonia<br />
nell’Unione europea. Non sarà la realizzazione<br />
<strong>di</strong> tutti i nostri sogni, ma chi<br />
avrebbe potuto immaginare una cosa<br />
del genere trent’anni fa?” ●