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Suggestiva e mistica Croazia Incantevole Croazia è il titolo della mostra fotografica di Marko Vrdoljak che è stata allestita nel Salone del Comune di Trieste in Piazza Unità d’Italia, organizzata dal Ministero degli esteri e delle integrazioni europee in collaborazione con l’Ambasciata di Roma, il Consolato Generale della Croazia a Trieste e l’Amministrazione comunale del capoluogo giuliano. L’esposizione è frutto di un’iniziativa realizzata dal fotografo zagabrese in collaborazione con il Ministero degli esteri croato e che, attraverso 46 scatti realizzati su tutto il territorio nazionale, propone una serie di scenari artistici e paesaggistici tra i più belli della Croazia, immagini intrise di raffinate e suggestive atmosfere. Marko Vrdoljak ormai da una decina d’anni è impegnato a far conoscere e promuovere le bellezze del Paese nel mondo, rivolgendosi in particolare al corpo diplomatico e collaborando con numerosi ministeri, uffici governativi, ambasciate e istituti culturali. La mostra, di cui pubblichiamo alcuni lavori per gentile concessione dell’Autore, è stata allestita in occasione della firma di una “Lettera d’intenti in merito all’allacciamento di rapporti amichevoli” tra le città di Trieste e Fiume, di cui scriviamo nelle pagg. 12 e 13. Paesaggio della Lika 2 Panorama Traghetto sul fiume Sava Fiume, il Castello di Tersatto Laghi di Plitvice Ragusa (Dubrovnik)
di Bruno Bontempo Nell’arco di appena una settimana due Comunità istriane hanno avuto il privilegio ed il piacere di fare gli onori di casa alla premier Kosor e al presidente Josipović. Al di là dell’aspetto e del contesto istituzionale, gli incontri di Pola e Cittanova sono stati due tasselli importanti, due grossi appuntamenti per la nostra Comunità nazionale. Due gesti significativi di amicizia, stima, considerazione per l’operato dell’Unione italiana e, complessivamente, per la nostra presenza su questi territori. Nella lettura del linguaggio diplomatico, si potrebbe aggiungere anche la conferma del felice momento che stanno vivendo i rapporti tra Croazia e Italia e per il ruolo rispettoso e onesto che la Cni svolge in questo puzzle. E come tale una mossa politica molto azzeccata. Per la prima volta un premier croato ha visitato il soldalizio di Pola, dove il presidente dell’Unione Italiana e deputato Furio Radin si è compiaciuto per il fatto che la posizione degli italiani e delle altre comunità nazionali è migliorata di molto, a partire dal riconoscimento del diritto al voto aggiuntivo, all’introduzione della dicitura italiana ufficiale per i Comuni e città dove vivono gli italiani, alla comparsa, seppure timida, del bilinguismo negli enti statali in Istria. Il presidente Ivo Josipović, sempre garbato, con grande sensibilità è andato anche oltre, rivolgendosi ai presenti in lingua italiana all’apertura della rinnovata sede del sodalizio cittanovese cui ha presenziato. Tutto bene, dunque? Per tanti versi indubbiamente sì, anche se restano altri nodi, non tutti cruciali ma tuttavia essenziali per la nostra esistenza e crescita, per il buon funzionamento delle nostre strutture e di tutte le cellule minoritarie. Ci sono tanti piccoli, apparentemente insignificanti momenti che - come gli ormoni e l’insulina nel nostro corpo controllano i livelli di zucchero nel sangue - potrebbero fungere da anticorpi per aiutarci a combattere la malattia In primo piano Qualche riflessione dopo le visite della Premier e del Presidente in Istria Mani tese verso la CNI, però... che ci minaccia e che potrebbe portare anzitempo al nostro esaurimento. Che cosa chiediamo ancora? Semplicemente il diritto di essere accettati per quello che siamo, senza se e senza ma. Perché se è stato emozionante sentire il presidente Josipović esprimersi in italiano con una terminologia che gratifica tutto il corpo minoritarioitaliano, è altrettanto deludente sentirsi ancora, troppo spesso, emarginati, dimenticati, trascurati se non proprio rifiutati. Perché se finalmente sembra avviata a una soluzione l’infinita storia del doppio voto, si complica nuovamente la faccenda dell’apertura dell’asilo di Zara, per il quale è stato ripescato l’esecrabile filtro etnico. Perché se - restando nel fragile, complesso, delicato mondo dell’istruzione - nella maturità di Stato è riconosciuto il diritto a usare la nostra lingua madre - non si è ancora certi che si riuscirà a scongiurare l’accorpamento delle classi che potrebbe essere dettato dal basso numero degli alunni in alcune sezioni. E la lista dei segnali di preoccupazione o allarme non si ferma certo qui. Perché sul sito web del Governo, sezione foto, è stata registrata la visita a Pola della Premier, ma nella didascalia non si nomina la locale CI? E come si spiega che alla firma dell’accordo di amicizia tra Trieste e Fiume il sindaco Dipiazza abbia chiamato il rappresentante della Comunità croata del capoluogo giuliano, ma il suo collega fiumano Obersnel non ha ritenuto opportuno o necessario dare pari dignità all’organizzazione degli Italiani di Fiume? Ciò che ci duole è che la maggioranza non si sforza neanche di capire le nostre espressioni linguistiche e tantomeno i nostri problemi, si interessa poco e superficialmente alla nostra cultura e alla nostra storia, non segue la nostra stampa, non legge e non divulga i libri dei nostri autori, salvo in saltuarie occasioni e limitatamente... Tanto che un uomo di potere, neanche tanti anni fa, di fronte a una richiesta di sostegno finanziario per alcune iniziative editoriali, sbottò volgarmente: “Ma quanti c... zo siete che scrivete tanto?” ● Costume e scostume Prima le paghe poi le pensioni Su di una cosa i sindacati croati e i datori di lavoro sono concordi: bisogna modificare quanto prima il modello contributivo per le pensioni. Ciò significa che bisognerà procedere alla riforma pensionistica: infatti al momento si lavora a lungo e alla fine della carriera il lavoratore recepisce una mensilità che non gli permette di continuare a vivere affrontando le spese, seppur ridotte al minimo, necessarie per una vita dignitosa. E allora quale soluzione viene proposta? Quella di prolungare l’anzianità di servizio ad un minimo di 40 anni e portare l’età pensionabile a 65 anni, indistintamente per uomini e donne. Se i sindacati credono di fare con ciò un piacere alla classe lavoratrice allora si sbagliano di grosso. Pensiamo alle difficoltà che un ultrasessantenne può avere nell’espletare i propri compiti di lavoro in un cantiere navale, in una scuola elementare (dove è importante anche l’agilità della maestra). Pensiamo alle giornate lavorative perse a causa di permessi malattia che i “senior” si dovranno concedere per poter tirare avanti. No, questa non è una buona soluzione. Bisognerebbe semmai rivedere la tassazione dei redditi qui e oggi. Dalla busta paga al lordo viene mensilmente detratto circa il 50 p.c. a titolo di tasse e contributi. Impensabile anche per una società capitalista e crudele e insensibile come lo sono gli Stati Uniti... Insomma, regoliamo la tassazione delle paghe e poi capiremo meglio come “rivedere” le pensioni. Panorama 3
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