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di Bruno Bontempo - Edit

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vita dei «bumbari»<br />

Dignano<br />

ite con pietre a secco dove<br />

un tempo si riparavano i<br />

conta<strong>di</strong>ni. Tipiche <strong>di</strong> tutta<br />

l’area del Me<strong>di</strong>terraneo, le<br />

casite accomunano <strong>di</strong>verse<br />

civiltà. La ricerca include<br />

inoltre il primo censimento<br />

delle casite del Dignanese,<br />

con tanto <strong>di</strong> località,<br />

nome e in alcuni casi anche soprannome<br />

del proprietario. Si legge pertanto<br />

<strong>di</strong> un tale Giovanni Giachin-Spacapulpiti,<br />

<strong>di</strong> un Biasion-Braghe Nigre, <strong>di</strong><br />

un Giovanni Forlani-Granpin, <strong>di</strong> una<br />

Maria Odogaso-Balerina, <strong>di</strong> una Maria<br />

Fioranti-Sanchina, <strong>di</strong> un Domenico<br />

Donorà-Macaco...<br />

Dignano come Colombo... L’anno<br />

della scoerta del Nuovo Continente è<br />

anche quello in cui viene redatto lo Statuto<br />

citta<strong>di</strong>no. Non sarà sicuramente il<br />

primo, ma questo del 1492 abbraccia<br />

praticamente tutto quanto può o potrebbe<br />

succedere nella vita in riferimento<br />

alla legge: racchiude in sé sia il co<strong>di</strong>ce<br />

civile che i co<strong>di</strong>ci penali. Il volume<br />

prosegue con le ricerche “Su e giù per<br />

le contrade” - con un occhio attento alle<br />

vie, alle epigrafi, agli stemmi delle famiglie<br />

<strong>di</strong>gnanesi -, mentre con “Echi<br />

del passato nelle contrade <strong>di</strong> Dignano”<br />

si ricostruisce la storia della città, attraberso<br />

una passeggiata lungo le vie, i lastricati<br />

e i selciati della vecchia Dignano,<br />

con tutte le sue caratteristiche, dai<br />

palazzi alle cisterne, dai camini ai ballatoi,<br />

dai “batoci” ai “pisadori”... Completano<br />

il quadro “Fiabe e leggende” e<br />

“Aneddoti, fatti e personaggi del mio<br />

luogo natio”, che trasportano il lettore<br />

a vivere atmosfere <strong>di</strong> una volta, un po’<br />

misteriose, affascinanti, <strong>di</strong> una semplicità<br />

e autenticità <strong>di</strong>sarmanti. In conclusione,<br />

sunti in lingua croata e inglese<br />

(come nelle altre monografie).<br />

Le tra<strong>di</strong>zioni, arti e mestieri, arnesi,<br />

giochi, me<strong>di</strong>cine e cure naturali, abiti<br />

da festa e da lavoro, acconciature, danze,<br />

folclore, l’immancabile leron: nel<br />

secondo volume scorre la plurisecolare<br />

vita dei <strong>di</strong>gnanesi. Otto “momenti”<br />

- “Quando le tra<strong>di</strong>zioni erano vita”,<br />

“Dignano: usi e tra<strong>di</strong>zioni”, “Attinianum,<br />

la mia città cent’anni fa”, “Quando<br />

a Dignano non c’erano le macchi-<br />

ne”, “Arti e mestieri della mia gente”,<br />

“Come si curavano i nostri nonni”, “I<br />

giochi dei nostri nonni”, “Folclore <strong>di</strong>gnanese”<br />

- che consentono la comprensione<br />

più completa della cultura, dei valori,<br />

delle cerimonie, delle norme, delle<br />

credenze, dei comportamenti dei “bumbari”.<br />

I quali, a quanto sembra, non <strong>di</strong>sdegnavano<br />

affatto il <strong>di</strong>verimento (cominciavano<br />

fin da piccoli, trascorrendo<br />

a giocare almeno tre ore al giorno). E<br />

amavano anche farsi belli, anzi belle, a<br />

giu<strong>di</strong>care dalle complesse acconciature<br />

delle giovani <strong>di</strong>gnanesi.<br />

Dalla pulsante vita quoti<strong>di</strong>ana al..<br />

“mattonei”, pardon alla pietra d’Istria<br />

con cui sono stati tirati su i palazzi del<br />

centro storico, costruite finestre, balconi,<br />

cisterne, “pile”, bifore e trifore, lastricati<br />

e paracarri, scolpiti stemmi familiari.<br />

La terza antologia, “Centro storico”,<br />

è un viaggio nei secoli <strong>di</strong> Dignano<br />

attraverso la sua architettura, in cinque<br />

tappe. Si scoprono e ritrovano elementi<br />

urbani altrimenti poco valorizzati, visto<br />

anche il degrado <strong>di</strong> numerosi e<strong>di</strong>fici.<br />

L’opera si sofferma in modo particolare<br />

sulla piazza maggiore <strong>di</strong> Dignano e l’ex<br />

castello: “Un castello che non c’è più e<br />

del quale rimangono presenze materiali<br />

e storico-architettoniche, e una piazza<br />

che si trova nel posto lasciato dal castello,<br />

abbattuto per dare ai Dignanesi uno<br />

spazio più ampio per la popolazione,<br />

più luce e sole sulle case e quin<strong>di</strong> meno<br />

umi<strong>di</strong>tà”. Gioielli <strong>di</strong> questa piazza sono<br />

la Casa dell’orologio - Palazzo Bradamante<br />

e Palazzo Bettica: la monografia<br />

“entra” al loro interno e “fotografa”gli<br />

angoli più significativi e belli. Infine, un<br />

“assaggio” dell’arte del ferro battuto”.<br />

La collezione si ferma qui. Noi potremmo<br />

invece proseguire ancora a<br />

parlare <strong>di</strong> questo lavoro. Innazitutto<br />

perché è davvero uno scrigno che non<br />

va tenuto chiuso come un forziere, ma<br />

Libri<br />

che merita, anzi che va riaperto <strong>di</strong> continuo<br />

per riscoprire perle <strong>di</strong> cui magari<br />

si era già a conoscenza, ma che vista<br />

l’abbondanza <strong>di</strong> gemme che il nostro<br />

territorio racchiude in sé, erano state<br />

quasi <strong>di</strong>menticate. In secondo luogo,<br />

questo accurato ed esauriente lavoro<br />

- presentato in una bella veste grafica<br />

- merita tutta la nostra attenzione<br />

perché riporta alla luce una <strong>di</strong>mensione<br />

dell’attività svolta dai ragazzi e dai<br />

docenti delle nostre scuole; attività che<br />

(ri)conferma la vali<strong>di</strong>tà dell’impostazione<br />

<strong>di</strong>dattico-pedagogica delle istituzioni<br />

della CNI, oltre che l’ampiezza<br />

culturale e intellettuale <strong>di</strong> chi questa<br />

attività ha impostato e <strong>di</strong>retto. In<br />

terzo luogo - beninteso, non si va per<br />

fila d’importanza - perché si tratta <strong>di</strong><br />

un’autentica impresa portata avanti in<br />

modo più che egregio (se si vuole anche<br />

guardando al lato scientifico) da<br />

una Comunità degli Italiani. Quest’ultimo<br />

fatto sta a testimoniare una tendenza,<br />

più che incoraggiante, che si<br />

afferma nel panorama della CNI, che<br />

vede, da qualche anno a questa parte,<br />

un proliferare <strong>di</strong> eccellenti progetti<br />

e<strong>di</strong>toriali - nel campo della ricerca<br />

storico-culturale-etnografica - sfornati<br />

proprio dalle nostre CI. Una tendenza<br />

<strong>di</strong> cui tenere conto, da incoraggiare e<br />

sostenere con adeguati mezzi finanziari.<br />

Sono opere che vanno a completare<br />

la nostra memoria, e, in alcuni casi,<br />

a tenerla viva laddove rischia <strong>di</strong> scomparire<br />

o <strong>di</strong> venire storpiata. Altra cosa<br />

importantissima, è che opere <strong>di</strong> questo<br />

genere possono integrare, o fare da<br />

base e spunto per ricerche scientifiche<br />

più approfon<strong>di</strong>te. Il “neo” è che, essendo<br />

spesso finanziate con mezzi pubblici,<br />

raramente - quasi mai - si trovano<br />

in commercio, per cui non hanno quella<br />

risonanza <strong>di</strong> pubblico (e <strong>di</strong> mercato)<br />

che invece meriterebbero. ●<br />

Panorama 39

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