Il calcio una storia universale - Violagol

trasmissioni in diretta televisiva su Canale5, e dal 1995 l’antagonista del Milan non
cambiò più, con la ritualizzazione della sfida estiva Milan-Juventus.
Nel 1993-94 parte Tele+ e Galliani entra a far parte del suo Consiglio
d’amministrazione, così come in quello di Mediaset. Nel Dizionario del Calcio
Italiano, a cura di Mario Sappino: Amico del presidente del Milan ne diventa
l’ombra, ne condivide le iniziative, ne difende le scelte a ogni livello. E quando
Berlusconi entra in politica, i suoi poteri aumentano.
Queste le parole di Berlusconi: Ho fatto la scelta di restare nominalmente
presidente del Milan (…). Non sono più andato a vedere le partite (…). I tifosi del
Milan devono sapere che la responsabilità delle scelte è dell’attuale dirigenza e
dell’attuale allenatore. A Galliani ho dato e confermo la mia totale fiducia. Lui ha
scelto l’allenatore e ne ha condiviso le scelte. E non può essergli addebitato di aver
risparmiato sugli investimenti.
E Galliani per ringraziare di questa permanente investitura, puntualmente
rispondeva a chi lo chiamava presidente del Milan: è una carica che non mi spetta
perché il presidente può essere solo Silvio Berlusconi. E quando nel marzo 2002
l’annoso e irrisolto conflitto di interessi avrebbe portato verso una legge relativa
all’incompatibilità tra impegni di governo e cariche onorifiche, Galliani, dopo la
maglia di Baresi ritirò anche la carica di presidente.
La forza del geometra è stata la sua capacità di dare operatività a pensieri, desideri,
intuizioni del Cavaliere. Da ripetitore televisivo a suo depositario nel mondo del
calcio quando Berlusconi è entrato in politica. Amministratore delegato e
vicepresidente del Milan ha assunto incarichi per la Lega Nazionale Calcio, fra cui
trattare la cessione dei diritti televisivi alle pay-tv, fino a diventarne vicepresidente.
Nel 2001 Franco Carraro, presidente di Lega, fu individuato come l’uomo giusto
per la presidenza della FIGC. I mondiali di Corea e Giappone bussavano alle porte,
non c’era tempo da perdere. In Lega si scatenò la battaglia infinita tra Franco Sensi
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