Il calcio una storia universale - Violagol

chiudere.
Occorre sviluppare un cervello collettivo per leggere tutte le situazioni di gioco che
si presentano. Mantenere intensità e concentrazione per tutto il match, senza bisogno
di parlarsi – in campo non c’è tempo per farlo. Gli allenamenti, il giocare insieme,
servono a costruire la lettura delle situazioni da affrontare in gara: la costruzione delle
undici teste che ragionano nello stesso modo.
Questo favorisce lo scambio dei ruoli, la capacità di adattarsi in tutte le zone del
campo. Si entra nella fase del General Intellect, definita da Marx, nei Grundrisse, il
sapere che costituisce l'epicentro della produzione sociale.
L’Olanda dei Mondiali del 1974, e del 1978, schiera un portiere, inizialmente non
professionista, Jongbloed che portava la maglia numero 8, forte nel gioco di piedi e
capace di accorciare ulteriormente la squadra fungendo da undicesimo giocatore di
movimento.
Dietro il gioco a zona con pressing, fuorigioco, passaggi a catena, contrasti a
scalare, c'è la conquista di un preciso punto di equilibrio, nella gestione della squadra,
data dal rapporto libertà – disciplina. Perché la prima possa essere espressa è
necessario l'assoluto rispetto dei comportamenti individuali e collettivi sia in campo
che nello spogliatoio.
Il calcio olandese ha bisogno di gambe, ma anche di teste, di calciatori carichi di
autostima, convinti che con il lavoro di tutti si vince e che a preoccuparsi debba
essere l'avversario.
La libertà in Cruyff
Cruyff è stato l'icona del calcio totale. Alla grande velocità, alla duttilità nelle varie
zone del campo, alla strenua resistenza fisica associava una tecnica individuale di
valore assoluto.
Il calcio una storia universale – versione beta – Massimo Cervelli – 83