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qui - Porphyra

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CAPITOLO 1<br />

3<br />

…la corona copre il capo immortale (…)<br />

ornata di gemme e superba d’oro e di porpora.<br />

(CORIPPO, In laudem Iustini, 3, 194-203.)<br />

1.1. Fondamenti della teocrazia imperiale: imitatio Dei, virtus e cristomimesi del basileus.<br />

L’autocrazia del despota dei Romani trova fondamento in un articolatissimo, seppur<br />

raffinatissimo, sistema simbolico e in una catena di infiniti rimandi tra particolare ed universale,<br />

che si esprime in un protocollo aulico capace di rivaleggiare e superare in eleganza – tra inchini,<br />

canti e cerimonie di trionfo – i più rinomati protocolli europei. Ravegnani puntualizza che queste<br />

istanze sono compendiabili nel concetto di taxis, termine che significa “ordine”, nonché “etichetta”<br />

«finalizzata alla glorificazione perpetua (...) del sovrano»; 1 essa «consisteva nella determinazione<br />

dei posti in ordine di importanza, secondo il grado rivestito, negli atteggiamenti da tenere di<br />

fronte al sovrano, nei gesti e nelle formule». 2 Infrangendo l’etichetta si incorreva in un sacrilegio, 3<br />

poiché si violavano le divine disposizioni: 4 ogni ruolo era tale perché fissato dalla divinità o<br />

piuttosto (come sottolineato dallo stesso Ravegnani) dalla volontà del sovrano, che è “legge<br />

animata” 5 che in terra «per me regnat». 6<br />

L’impero è tutto teso a realizzare la taxis affinché «possa il potere imperiale, esercitandosi con<br />

ordine e regolarità, riprodurre il movimento armonioso che il Creatore dà a tutto l’universo e<br />

l’impero apparire ai nostri sudditi più maestoso e perciò più gradito e ammirabile». 7<br />

Nel tardo impero, il problema di trovare un fondamento alle origini del potere, per dare<br />

stabilità al seggio, venne risolto con un vecchio escamotage: l’archetipo divino della potestà<br />

regale. Commentando l’ideologia tetrarchica, Libanio parla appunto di «far governare il mondo<br />

dagli dei»: 8 l’imperatore romano, dimentico dell’antico mos maiorum e alla maniera del faraone, si<br />

1<br />

GRABAR A., Pseudo-Codes et les cérémonies de la cour byzantine au XVI siècle. Art et société à Byzance sous les<br />

Paléologues, Venise 1971, pp. 205-206.<br />

2<br />

RAVEGNANI G. (a cura di), Antologia di fonti sulla corte di Bisanzio (= RAVEGNANI, Antologia), Venezia 2000,<br />

http://www.storia.unive.it/_RM/didattica/fonti/anto_biz/indice.htm.<br />

3<br />

Cfr. Cod. Iust., 12, 8, 1, a. 384.<br />

4<br />

Cfr. RAVEGNANI G., La corte di Giustiniano (= RAVEGNANI, La corte ), Roma 1989, pp. 15-16.<br />

5<br />

Cfr. Nov., 105, 2, 4: «Prooemium de confirmatione institutionum: imperatoriam maiestatem non solum armis<br />

decoratam, sed etiam legibus oportet esse armatam, ut utrumque tempus et bellorum et pacis recte possit gubernari et<br />

princeps romanus victor existat non solum in hostilibus proeliis, sed etiam per legitimos tramites calumniantium<br />

ini<strong>qui</strong>tates expellens, et fiat tam iuris religiosissimus quam victis hostibus triumphator.» La tradizione romana voleva il<br />

princeps come legibus solutus. Infatti per Ulpiano: «Quod principi placuit, legis habet vigorem: utpote cum lege regia,<br />

quae de imperio eius lata est, populus ei et in eum omne suum imperium et potestatem conferat», Cod. Iust., 1, 4, 1 e<br />

nello stesso Corpus si ribadisce che l’imperatore è libero formalmente dall’osservare il diritto, ma non dal rispetto della<br />

legalità, Cod. Iust., 1; Cod. Iust., 1, 14, 4; 1, 14, 13; Cod. Iust., 2, 71, 5.; Cod. Iust., 1, 17, 1, 7; Inst., 2, 17, 8; Inst., 2,<br />

17, 87; 6, 23, 3, e si ritiene debba vivere secondo legalità. Inoltre al basileus si riserva la possibilità della sanzione in<br />

Digesto, Deo auctore, 7; compito delle potestà costituite è sanzionare l’illecito come previsto da S. Paolo (Romani, 12,<br />

7-8); a riguardo sono degne di nota inoltre le novellae 28; 72; 111; 137; 250. Secondo altra scuola di pensiero romana,<br />

l’imperatore era limitato dal diritto di natura, poiché certi principi sono tali perché fissati da Dio al di là del transitorio<br />

basileus, altro limite deriva dai sacri canoni, l’imperatore infatti non può ingerire in materia ecclesiastica, Gratiani pars<br />

I, 11,1.<br />

6<br />

CARILE A. – SALTARELLI M., La sacralità rituale dei basileis bizantini, in CARDINI F. – SALTARELLI M. (a<br />

cura di), Per me reges regnant. La regalità sacra nell’Europa medievale, Rimini-Siena 2002, pp. 53-96.<br />

7<br />

PANASCIÀ M. (traduzione di), Costantino Porfirogenito, Libro delle cerimonie, Palermo 2003, Prefazione, 1, p. 2;<br />

cfr. pp. 19-21, 47. Riguardo i caratteri della taxis come elemento che garantisce l’ordine cosmico cfr. CARILE A.,<br />

Eutaxia, l'ordine divino nel cosmo e nell'impero, in CATALANO P. – SINISCALCO P. (a cura di), IV Seminario da<br />

Roma alla terza Roma (1984), Roma 1998, pp. 131-136; IDEM, Ricchezza e povertà negli “specula principis” bizantini<br />

dal IV al X secolo, in DE BENEDICTIS A. – PISAPIA A. (a cura di), Specula principum, Frankfurt am Main 1999, pp.<br />

4-20; BEZZA G., Arcana mundi. Antologia del pensiero astrologico antico, 1, Milano 1995, pp. 163-192; MILLER<br />

D.A., The Emperor and the Ritual: Magic and Harmony, in “Etudes Byzantines” 6, 1-2 (1979), pp. 120, 128.<br />

8<br />

LIBANIO, Orazioni, 4, 61, 5.

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