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qui - Porphyra

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nella chiesa di S. Emiliano, passata alla chiesa della Theotokos di Rhabdos 356 e poi nell’oratorio di<br />

S. Teodoro nel Sacro Palazzo, accompagnava l’imperatore nella processione di Pasqua. 357 Pertusi<br />

ipotizza che il bastone con pennacchio o comunque fiorito, ravvisabile con Costantino VII e<br />

Costantino IX, sia una rappresentazione di questa verga nelle mani del basileus, visto appunto come<br />

nuovo legislatore del popolo di Dio; durante il regno dei Comneni comparirà invece un bastone a 3<br />

lobi sovrapposti. 358<br />

Scetti-verga di Mosè,<br />

in voga all’epoca dei Comneni.<br />

Con la cristianizzazione dell’impero i segni di vittoria vengono sostituiti dai segni cristiani ed<br />

allo scipio si sostituisce la croce; anch’essa però conserva l’idea del trionfo, essendo l’arma con<br />

cui Cristo ha vinto la morte e si è aperto la strada negli inferi. 359 Il primo a portarla è Teodosio II:<br />

secondo Pertusi, egli non stringe un vero e proprio scettro ma una croce astile di tipo costantiniano.<br />

La croce prende piede definitivamente con Leone I, che la impugna come scettro. Nelle fonti<br />

spesso si parla di stauros (croce) aureo durante le processioni imperiali; 360 Irene sostiene una croce<br />

dalla fattura abbastanza semplice, ma di essa si annoverano alcune varianti, come quella potenziata<br />

in mano a Costantino V, quella di Giustiniano II, che origina da un podietto fatto di tre gradini; la<br />

stessa che è ravvisabile nel recto delle monete degli imperatori iconoclasti. 361 Teofilo introduce<br />

palestinienne dans le Psautier byzantin à illustrations marginales du type Chlodoff, in “Seminarium Kondakovianum” 1<br />

(1927), pp. 49-64, tavv. III, 3 e V, 2; interessante è il paragone di Eraclito con Mosè in Giorgio di Pisidia (cfr.<br />

PERTUSI, Giorgio di Pisidia…, cit., 2, 1, 135; 3, 415.<br />

356<br />

Cfr. JANIN R., La géographie ecclésiastique de l’empire byzantin, 1, Paris 1953; IDEM, Le siège de Constantinople<br />

et le patriarcat ecuménique. Les églises et les monasters, Paris 1969, pp. 455-456.<br />

357<br />

Cfr. CONST. PORPH., Liber de cerimoniis, 1, 1; 2, 15.<br />

358<br />

Cfr. PERTUSI, Le insegne, tavv. 1-2.<br />

359<br />

Cfr. Memorie di Nicodemo, 5, 3; MORALDI L., La cristologia adamitica: tentativo di recupero del suo significato<br />

originario, Roma 2002, p. 622; CIRILLO DI GERUSALEMME, Catechesi, 14, 20, in PG, 33, 849; PASSARELLI,<br />

Icone delle dodici..., cit., pp. 65-73.<br />

360<br />

Cfr. CONST. PORPH., Liber de cerimoniis, 1, 1, 11-13; ROSS M., A byzantine imperial scepter for Easter and a<br />

pectoral cross, in “Jahrbuch der Österreischischen Byzantinistik” 9 (1960), pp. 91-95, tav. 8; si tenga presente anche la<br />

croce conservata presso la cattedrale di Tornai, che si crede essere l’apice di uno stauros bizantino. In altre fonti, lo<br />

scettro è indicato con il termine skeptron, il quale però fa riferimento ad un’insegna militare; in questo caso, secondo<br />

l’opinione del Pertusi, si dovrebbe trattare del labarum, ritornato in auge con la dinastia macedone. Cfr. CONST.<br />

PORPH., Liber de cerimoniis, 1, 9, 15; 1, 46, 11-13.<br />

361<br />

Cfr. MORELLO, Gli splendori..., cit., p. 76; BELLINGER A.R.– GRIERSON PH., Catalogue..., cit., 1, pl. LX, 2, 3,<br />

11, 11b, ecc.; pl. LXVIII, 44c, 44d, 109b, 1, ecc.; 2, 1, 78-80, 87-88, pl. V, 90, 1; pl. VII, 10; 10, 2; 11; 2, 2, pl. XIV 1b,<br />

1h, 4b 1, 5, 6, ecc.; 15-15b.<br />

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