L’imperatore Giustiniano è rivestito della clamide purpurea, fermata da una ricca fibula ed ornata da un tablion aureo decorato con uccelli verdi in ovali rossi, e indossa il divitision, la tunica bardata da clavi aurei, stretta in vita dalla zone, simbolo dei pubblici funzionari (mosaico di S. Vitale, Ravenna, sec.VI). La clamide imperiale poteva anche essere priva di tablion, come nel Missorium di Teodosio o come nel gruppo di porfido di Venezia, ove al posto del corto paludamentum militare gli imperatori indossano una clamide. 245 Il Libro delle cerimonie la definisce splendida, e davvero lo doveva essere, intessuta com’era di fili aurei con cui catturare la luce. 246 Clamide di Costantino V. Clamide di Niceforo Botaniata (particolare di una miniatura del codice delle Omelie di San Giovanni Crisostomo, Bibliothèque nationale de France, Manuscript Coislin 79, f. 2). 245 Cfr. MACCORMACK, Arte, fg. 61 (missorium di Teodosio); fg. 5 (gruppo dei Tetrarchi o Costantino e figli, esterno della basilica di S. Marco, Venezia). 246 Cfr. CAVALLO G., La potenza della porpora, in “Il Sole 24 Ore” del 27 ottobre 1996. 34
La sua imposizione col passare del tempo divenne una prerogativa del patriarca con l’aiuto dei cubicolari, dopo la recita di una preghiera. 247 Nella liturgia di corte le era tributato un partocolare culto, che – come attestato in una petizione di Abinneo agli imperatori Costanzo II e Costante – si estrinsecava nell’adorare purpuram, ossia in un bacio al lembo del manto purpureo. Tale onore dal IV secolo era concesso solo ad alcuni dignitari, 248 poiché la clamide era così sacra che, asserito nel De cerimoniis, nel kathisma dell’ippodromo Costantino VII la usava, dopo averla ripiegata ad arte, per benedire il popolo al pari di una reli<strong>qui</strong>a insigne; da ciò derivava il divieto di uso sumptuario. L’imperatore la indossava nell’ottagono solo dopo le preghiere rituali nei vari oratori del palazzo. 249 Essa veniva alternata nelle occasioni ufficiali al loros; il giorno di Pasqua il basileus era rivestito della clamide durante i riti di comunione, e la sua vestizione era prevista nelle feste di Pentecoste, della Trasfigurazione e dell’Epifania. La si portava inoltre il giorno di S. Elia, di S. Demetrio e dell’Arcistratega Michele; l’uso è attestato anche nella festa della Dormizione (in questa occasione, veniva indossata nella sala delle Blacherne) e nel giorno della nascita della Theotokos. 250 In età paleologa era denominata porphyras e, in un miniatura del codice Ivoires, riveste i principi cadetti della dinastia; la sua decorazione però non consiste più nel tablion aureo ma è un susseguirsi di cerchi contenenti l’a<strong>qui</strong>la bicipite d’oro che da Michele VIII in poi contraddistingue la famiglia. 251 Alla “grande entrata” è sostituita dalla mandya, una cappa dorata molto più simile al manto degli imperatori occidentali. 252 Clamide in uso presso la dinastia macedone. 35 Particolare della clamide dei principi Paleologi, Manuele II Paleologo e la sua famiglia, miniatura del codice Ivoires a 53, (o 100) f 2, sec. XV Parigi, Louvre 247 La porpora era a tal punto considerata simbolo di opulenza e insegna del potere imperiale che Cristo stesso nelle immagini di Ravenna come pambasileus è rivestito di una tunica purpurea e di un manto dello stesso colore. Cfr. MACCORMICK M., L’imperatore in CAVALLO, L’uomo bizantino, cit., p. 341; cfr. CAVALLO G., La potenza..., cit.; IDEM, La porpora tra scienze e culture, una introduzione, in LONGO O. (a cura di), La porpora. Realtà e immaginario di un colore simbolico, atti del Convegno di studio (Venezia, 24-25 ottobre 1996), Venezia 1998, pp. 11- 16; CARILE A., Produzione e usi della porpora nell'impero bizantino in La porpora. Realtà e immaginario di un colore simbolico, atti del Convegno di studio (Venezia, 24-25 ottobre 1996), Venezia 1998, pp. 243-269; per l’uso della porpora cfr. VIRGILIO C., Tresibonda e la Crisobolla di Dionisio: attraverso l’analisi di un immagine commentare un impero, in “<strong>Porphyra</strong>” 6 (2005), http://www.porphyra.it/<strong>Porphyra</strong>6.pdf, pp 30-39: pp. 33-34. 248 Cfr. BELL I. – MARTIN V. – TURNER E.G. – VAN BERCHEM D., (a cura di), The Abinnaeus Archive. Papers of a roman Officer in the Reign of Constantius II, Oxford 1962 (rist. Milano 1975), p. 35, rr. 8-9. 249 Cfr. CONST. PORPH., Liber de cerimoniis, 1, 1. 250 Cfr. CONST. PORPH., Liber de cerimoniis, 1, 46, 37. 251 Manuele II Paleologo e la sua famiglia, miniatura del codice Ivoires a 53, (o 100) f 2, sec. XV, Parigi, Louvre. 252 Cfr. PSEUDO-CODINO, De officiis e gli studi a riguardo di VERPAUX, Pseudo-Kodin..., cit, pp. 252-273, 353- 361; GIOVANNI CANTACUZENO, Historiae, 1, 41, (protocollo di Manuele II).