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qui - Porphyra

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Nella tradizione ortodossa, questa simbologia compare nella Madonna detta “della passione”,<br />

in cui il Figlio imperatore del cielo perde il sandalo dal piede alla vista della croce: una metafora<br />

dell’imperatore terrestre che davanti alla morte rinuncia ad esercitare il suo potere e decide di non<br />

schiacciare i propri sudditi. 335<br />

I calzari dell’imperatore erano confezionati con fuoco campano, che li rendeva morbidi al<br />

tatto, ed erano tinti con la porpora, tanto da sembrare «più rossi delle rose». 336 «Il purpureo<br />

fulgente coturno» (secondo l’espressione di Corippo), essendo di tipo militare, aveva la virtù di<br />

slanciare la figura del sovrano ed era, <strong>qui</strong>ndi, più adatto alla cerimonia di incoronazione; 337 come<br />

anche i più bassi campagia, che si possono ammirare ai piedi di Giustiniano nel mosaico di S.<br />

Vitale a Ravenna, era tempestato di pietre preziose e perle.<br />

Il De cerimoniis accoppia i pedila purpurei ai tibiali aurei (le strette braghe che porta il<br />

basileus) e interpreta come simbolo della morte i primi, dello splendore della resurrezione di Cristo<br />

i secondi. 338 Essi erano «segno irrinunciabile di dignità tanto che Niceforo III Botoniate, dopo<br />

essere stato deposto, chiese di continuare a indossarli». 339 I calzari purpurei sono una delle poche<br />

insegne destinate a sopravvivere nei secoli: passati anche all’iconografia sacra (come attributo della<br />

Theotokos e di Cristo Sommo Sacerdote), essi rimasero nel corredo del basileus sino all’ultimo<br />

istante di vita dell’impero. Il cadavere dell’ultimo imperatore (che, spogliatosi di tutte le altre<br />

insegne imperiali, si era buttato in battaglia al grido di «nessun cristiano vuole la mia testa») 340<br />

venne riconosciuto proprio perché calzava i sandali purpurei. 341<br />

Campagia di Giustiniano,<br />

(mosaico di S.Vitale,<br />

Ravenna, VI sec.).<br />

Pedilon aureo (particolare della lunetta del<br />

nartece, S. Sofia, Istanbul, X-XI sec.).<br />

52<br />

Pedila purpurei (icona moderna).<br />

335 Solitamente quest’icona porta quest’iscrizione: «Colui che un giorno aveva recato alla Purissima il lieto annuncio<br />

dicendole: “Rallegrati”, ora le mostra i simboli della passione. Anche Cristo, rivestito di un corpo mortale, spaventato<br />

dalla morte che lo attende, contempla gli strumenti della Passione»: GHARIB G. (ed.), Romano il Melode, Inni, Roma<br />

1981, pp. 183-184; IDEM, Le icone mariane. Storia e culto, Roma 1988, pp. 211-213.<br />

336 Cfr. COR., In laud. Iust., 2, 293 e 306.<br />

337 Cfr. MACCORMACK, Arte, pp. 376-377.<br />

338 Cfr. CONST. PORPH., Liber de cerimoniis, 2, 40.<br />

339 Cfr. RAVEGNANI, Imperatori, p. 111.<br />

340 Cfr. FREDIANI A., Costantino XI, in “<strong>Porphyra</strong>” 7 (2006), http://www.porphyra.it/<strong>Porphyra</strong>7.pdf, pp. 98-104:<br />

p. 103; RAVEGNANI, Imperatori, p. 111.<br />

341 Cfr. SPHRANTZE, Chronicon, in PERTUSI A. (a cura di), La caduta di Costantinopoli, Milano 1976, 1, pp. 214-<br />

226; NICOLA SAGUNDINO, Ad serenissimum principem et invictissimum regem Alfonsum oratio, in PERTUSI, La<br />

caduta..., cit., 2, pp. 126-141; RUNCIMAN S., Gli ultimi giorni di Costantinopoli, Casale Monferrato 1997, p. 185.

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