quella di forma patriarcale, che ritroviamo poi con Basilio I e Costantino VII o Giovanni Zimisce mentre lo incorona la Vergine, la stessa nella monetazione di Niceforo II lo aiuterà a sorreggere la croce patriarcale; anche Costantino VIII la mantiene con Basilio II, o ancora Leone VI. 362 In un’altra moneta compare un’elegantissima croce decorata da perle sul podietto a tre gradini tra i busti di Costantino VIII e Basilio II. Croce astile di Eraclio. Croce di Irene (solido aureo). . Croce di Niceforo II Foca (solido aureo). 56 Croce su podio di Giustiniano II. Croce patriarcale (solido aureo). Essa diventa l’insegna dell’imperatore, lo accompagna nei sigilli di epoca paleologa poiché, come si evince anche dallo Pseudo-Codino, «simboleggia la fede in Cristo». 363 Conservata sino alla fine dell’impero, Costantino XI la impugnerà congiungendo lo scettro del servo fedele di Cristo alle qualità del martire. 364 362 Cfr. MORELLO, Gli splendori..., cit., pp. 77-81. 363 Cfr. VERPEAUX, Pseudo-Kodinos..., cit., p. 201. 364 Lo scettro crucigero era usato dai Paleologi e compare nei loro sigilli: cfr. SELLA P., Le bolle d’oro dell’archivio Vaticano, Città del Vaticano 1984, pp. 47-48, 55-56; MARTINI A., I sigilli d’oro dell’archivio segreto Vaticano, Città del Vaticano 1984, pp. 57, 70-71.
Croce di Andronico III (sigillo aureo). Croce di Giovanni VIII (miniatura). 2.9. L’ akakia: pegno della resurrezione e memento mori. 57 Croe di Manuele II, sigillo aureo L’akakia o anexikakia (letteralmente “sopportazione dei mali”) è un sacchetto cilindrico di seta purpurea, contenente una manciata di terra (cfr. supra, p. 11). Come il loros, essa ha un duplice significato: conserva in sé caratteri di vittoria e significati mistico-religiosi rimandanti alla caducità del mondo; 365 è pegno della «resurrezione della nostra sostanza terrena» 366 e del desiderio del regno celeste, essendo l’impero su questo mondo null’altro che vanitas. 367 A dare l’esempio è lo stesso Costantino, il quale, dopo aver ricevuto il battesimo e apprestandosi la sua morte, disdegnò la porpora regale e preferì vestirsi solo della candida alba; tale era il surplus di valore della vita nel regno celeste rispetto alla somma carica temporale. 368 Pertusi suppone che questa insegna derivi dalle vesti ed ornamenti consolari: durante il trionfo il console portava nella destra la mappa, un fazzoletto purpureo visibile nel dittico eburneo del Console Magno. 369 Lanciato nell’ippodromo, esso era il segnale dell’inizio delle corse, 370 ed è noto che i giochi consolari avevano una funzione apotropaica: «la pompa circensis» puntualizza Carile, «è una evocazione magica, puntigliosamente figurata, dell'ordine cosmico dell'impero terreno della basileìa (la corsa dei carri) garantito dal basileus autocratore vittorioso sui nemici portatori del chaos» 371 , ovvero ciò che Gagé chiama «teologia della vittoria imperiale». L’ipotesi di Pertusi va tuttavia messa a confronto con un passaggio del De officiis dello Pseudo-Codino, in cui si distingue nettamente tra akakia e mappa. 372 L’interpretazione cristiana vedeva nell’akakia un simbolo del memento mori, poiché indica l’instabilità del potere di questo mondo che passa dall’uno all’altro. Nel Libro delle cose preziose, nella descrizione della processione dell’imperatore verso S. Sofia, l’akakia compare in forma non già di sacchetto purpureo, ma di bauletto aureo aperto a intervalli regolari dall’imperatore, il quale, 365 Cfr. RAVEGNANI, Imperatori, p. 116. 366 Cfr. CONST. PORPH., Liber de cerimoniis, 1, 11; 57, 14; 175, 13. 367 Cfr. EUSEBIO DI CESAREA, De laudibus Constantini, 1, 2; 2, 27; 3, 7; 5; IDEM, Vita Constantini, 1, 9. 368 Cfr. EUSEBIO DI CESAREA, Vita Constantini, 4, 62, 4-5; MARCONE A., Pagano e cristiano..., cit., p. 170; FOWDEN G., The Last Days of Constantine: Oppositional Version and their Influence, in “Journal of Roman Studies” 84 (1994), pp. 146-170. 369 Avorio, tavoletta di dittico consolare, 518 d.C., Parigi, Bibliothèque Nationale, Cabinet des Médailles. 370 Cfr. PERTUSI, Le insegne, pp. 520-521; VOLBACH W.F., Elfenbeinarbeiten der Spätantike und des Mittelalters, Mainz 1952, nn. 6, 16, 21; WESSEL – PILTZ – NICOLESCU, Art. Insignien, pp. 408-409; ALFÖLDI A., Insignien und Tracht..., cit., pp. 34 sgg.; BELLINGER – GRIERSON, Catalogue..., cit., 4, pp. 170-171. 371 Cfr. CARILE, Le cerimonie, p. 788. 372 Cfr. PSEUDO-CODINO, De Officiis, 2, 2, pp. 390-391.