qui - Porphyra
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Il De cerimoniis ci tramanda l’uso del labaro insieme alle altre insegne delle scholae: i vela e<br />
gli scettri romani con l’effigie della fortuna, come insegne degli Arithmi e degli Ikanati; se ne<br />
conservavano ben cinque in S. Sofia. 402<br />
Labaro<br />
(Bav. Bar. Gr. 372, f. 19v).<br />
66<br />
Labaro<br />
(Urb. Graec.)<br />
Nel continuo paragone tra la corte terrestre e la corte celeste, alcuni angeli, simili alla guardia<br />
del corpo dell’imperatore, portano il labaro. 403 Esso contraddistingue, inoltre, i più alti dignitari<br />
della corte celeste Michele e Gabriele, i quali hanno inscritto agios (santo) come stendardo<br />
dell’Onnipotente. 404<br />
Possiamo ipotizzare <strong>qui</strong>ndi che in Oriente il labaro abbia concorso allo sviluppo di un’insegna<br />
imperiale insieme alle bandiere col Volto Santo e quelle in voga con i Paleologi dopo il<br />
matrimonio con Giovanna di Savoia, ove si assunse un simbolo simile all’orifiamma, una croce<br />
aurea su fondo porpora con quattro beta verse; simbolo del tetraregno di Cristo e dei Romani sul<br />
mondo ed alludenti al basileus. 405<br />
402 Cfr. PANASCIÀ, Libro delle cerimonie, cit., 1, p. 49.<br />
403 Affresco, Monastero del Pantokrator. Nel tamburo delle chiese delle Meteore, al di sotto del Redentore trionfante<br />
sugli scudi e sostenuto dalle gerarchie angeliche, compaiono i labari; anche sulle vele e nell’abside del duomo di Cefalù<br />
(1131-54), gli stessi Serafini, simili alla guardia del corpo dell’imperatore, detengono il labaro.<br />
404 Angeli portatori di labaro compaiono nell’abside del Duomo di Monreale (1172-76) e nella cupola della Cappella<br />
Palatina di Palermo (1132-1140); cfr. anche la Cappella Palatina di S. Sofia a Kiev (1043-1046), ove sul labaro posto in<br />
mano agli arcangeli compare il trisagion (tre volte santo): ZUFFI, La storia dell’arte..., cit., p. 532.<br />
405 Cfr. MORELLO, Gli splendori ..., cit., p. 112. Le quattro beta rappresenterebbero le iniziali del motto dei Paleologi<br />
«Basileu.j Basile,wn( Basileu,wn Basileuo,ntwn». Secondo Cardini, la diretta evoluzione del vexillum romano in<br />
Occidente è rappresentata dall’orifiamma, la bandiera sacra di Carlo Magno (una croce argentea su fondo purpureo),<br />
che era il simbolo imperiale per eccellenza ancora prima dell’a<strong>qui</strong>la nera su fondo oro: cfr. CARDINI F., Se la croce<br />
diventa vessillo politico, in “Luoghi dell’infinito” 105 (2007), p. 75; VASILIEV A.A., The Historical Significance of<br />
the mosaic of St. Demetrius of Sassoferrato, in “Dumbarton Oaks Papers” 5 (1950), pp. 31-32.