Stanchi dei fiori - Arte e Arti
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IPERuRAnIO - VOL. 1, n. 1<br />
Un meraviglioso testo intitolato Musca depicta 28 che deve la sua<br />
paternità ad André Chastel e al quale abbiamo attinto per il titolo<br />
della nostra trattazione, rischiara questo discorso.<br />
Se la mosca e il cartellino furono due <strong>dei</strong> primi motivi del trompe-l’oeil, 29 i<br />
due espedienti hanno trovato spazio solo nel momento in cui la speculazione<br />
artistica ha potuto indagare quella che S. Ebert-Schifferer, 30 autrice di<br />
un saggio nel catalogo della mostra fiorentina, ha definito, mutuando un<br />
termine dal tedesco, “cosalità” dell’immagine e del rappresentato.<br />
Comparsa inizialmente verso la metà del XIV secolo, la musca depicta<br />
ricalca un topos albertiano ripreso da Filarete che, riferendosi a Giotto,<br />
riporta un aneddoto saldo nella tradizione del tempo secondo il quale<br />
il grande artista dipinse una mosca che trasse in inganno addirittura<br />
il maestro Cimabue. 31 Sottolinea bene Chastel come, secondo questa<br />
tradizione, la pittura moderna sia nata come uno scherzo d’apprendistato<br />
frutto di un virtuosismo illusionistico. A quello di Giotto, padre<br />
della “pittura latina” che sfida così la natura, si accompagnarono poi<br />
moltissimi aneddoti simili per schema e gioco, come quello desunto dal<br />
retore greco Filostrato molto ammirato nel XV secolo.<br />
Non si riesce ad esempio a scindere:<br />
se è un’ape vera che i <strong>fiori</strong> dipinti hanno ingannato o se siamo noi ad<br />
essere ingannati credendola vera. 32<br />
Ovviamente nel XV secolo questi aneddoti volevano legittimare<br />
e dimostrare l’abilità dell’inganno propria degli artisti, abilità che<br />
si concretizza con il loro virtuosismo naturalistico, ed è capace di<br />
beffare addirittura un Cimabue che, ingannato dall’allievo, ci ricorda<br />
molto lo Zeusi di pliniana memoria. 33<br />
Chastel, sulla scia di Friedlander 34 — che tuttavia non è pienamente<br />
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