Stanchi dei fiori - Arte e Arti

IPERuRAnIO - VOL. 1, n. 1
dalla trasparenza lucida che restituisce, come specchio del mondo,
l’immagine delle monete, della ruota di tortura e di uno scettro. Pochi
fiori, ma chiaramente rappresentati nel loro carattere naturalistico.
I precedenti per questa e le successive Vanitas sono riscontrabili nei
soggetti religiosi e nella ritrattistica cinquecentesca del Nord Europa,
ad opera di artisti importanti come Hans Holbein (Augusta 1497/98
– Londra 1543) o Dirk Jacobsz (1496-1567). 11 In Italia è Lorenzo
Lotto (Venezia 1480-Loreto 1556) a darne una versione originale nel
Ritratto virile conservato alla Galleria Borghese di Roma dove, sotto
la sua mano dell’effigiato, spuntano i simboli classici sopradetti.
La differenza che si percepisce nel passaggio dal Cinquecento al
Seicento, risiede nell’esplicitazione del simbolismo. Questo da
criptico e sconosciuto alla maggioranza, diviene sempre più semplice
nella lettura e nella comprensione, tanto da rientrare a pieno titolo tra
i soggetti prediletti dalle nuove classi mercantili che si erano andate
formando in quell’arco di anni.
La Vanitas diviene pertanto strumento didattico utile alla penetrazione
di concetti fortemente sentiti in area riformata che hanno poi, anche
nella Chiesa Cattolica, la stessa divulgazione a partire soprattutto
dalla predicazione dei Gesuiti.
Ovviamente questo genere, nel severo ambiente calvinista, trova
inizialmente linfa maggiore, calzando pienamente con una morale
che sente come accessorio il raggiungimento della ricchezza, possibile
distrazione da quello che è il vero compito dell’uomo sulla terra. Del resto
è necessario per le classi mercantili delle Fiandre ristabilire l’equilibrio fra
le regole morali desunte dai precetti biblici e l’operosità e abilità borghese
nel raggiungimento del benessere; anche a questo serve la Vanitas.
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