Stanchi dei fiori - Arte e Arti

IPERuRAnIO - VOL. 1, n. 1
diretto delle cose terrene.
Se poi va a posarsi su un organismo vivente quale una ghirlanda fiorita
o un bouquet di fiori recisi, essa diventa monito della Vanitas e della
caducità delle cose terrene. Del resto nel momento in cui l’oggetto
rappresentato “scende” dall’olimpo senza tempo del mondo pittorico
per volersi calare prepotentemente nel mondo reale, perde quel suo
privilegio d’immortalità e come ogni cosa terrena è soggetta allo
scorrere sfibrante e devastante del tempo. Lo sfiorire di ogni cosa è
segnato, e la mosca, piccolo parentesi a latere del dipinto, ce lo ricorda.
Da topos rinascimentale che calca il virtuosismo dell’artista, la
mosca permane, abbiamo visto, nel Seicento come completamento
delle ghirlande fiorite che, prolificando ed evolvendo le loro forme
danno il via alla pittura floreale che si sviluppa nei Paesi Bassi nella
prima parte del XVII secolo, diventando presto uno dei principali
sottogeneri della natura morta.
Qui l’allievo prediletto di Brueghel, il gesuita Daniel Seghers (Anversa
1590-1661), estende l’uso della ghirlanda anche a cingere immagini
di santi e ritratti laici. Quest’uso diventando consueto perdura nel
tempo, e ancora nel Settecento capita di ritrovare ritratti ornati da
ghirlande, come testimonia il Ritratto di ignota del museo di Caen
dipinto da Blin de Fontenay 37 (Caen 1653-Parigi 1715), dove un paggio
africano abbigliato all’occidentale regge una ghirlanda fiorita che
serve da ornamento per il dipinto di donna che egli stesso, di tre
quarti, è intento ad osservare. 38
Giocando sul limite tra quello che si vuole proporre come ritratto
pittorico e ciò che invece, come la ghirlanda, è a differenza reso
come illusoria parte del reale, la mano della donna ritratta è intenta
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