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ISRAELE COSÌ COM’É. AS IS: ARTE ISRAELIANA<br />

CONTEMPORANEA | DI ERICA MARINOZZI<br />

17 gennaio, 2009<br />

di Erica Marinozzi<br />

inserito in appr<strong>of</strong>ondimenti<br />

320 lettori<br />

C’è tempo ancora fino al 31 gennaio per visitare la mostra “As is: <strong>Art</strong>e<br />

Israeliana Contemporanea” curata da Ruth Cats e ospitata nel salone<br />

centrale del Complesso del Vittoriano a Roma. Promossa in occasione<br />

dei sessanta anni dello Stato d’Israele ci presenta ben 57 lavori di 20<br />

artisti israeliani. <strong>Art</strong>isti locali più o meno conosciuti a livello internazionale<br />

esprimono attraverso un corpus eterogeneo di lavori la soggettiva visione<br />

delle radici di Israele, stato in guerra, e realtà dalle evidenti problematiche<br />

sociali e dalla mancata integrazione delle differenze <strong>cult</strong>urali presenti nel<br />

territorio. Un accostamento inusuale di pittura, s<strong>cult</strong>ura, fotografia e video<br />

uniti con decisione per trasmettere il senso dell’identità dello stato<br />

israeliano nelle sue diverse sfaccettat<strong>ure</strong> relative alla popolazione, alle<br />

tradizioni ma anche gli aspetti che non permettono di conoscere la pace.<br />

C’è chi riflette sul conflitto, la guerra e il lutto e ne emergono emozioni<br />

forti come l’ansia e la paura, l’ombra di un passato attuale oggi più di ieri<br />

ma anche un forte senso di speranza per il futuro. E’ il caso del dramma<br />

dei soldati di Nir Hood nel dipinto “Gioventù perduta” del 2003 che<br />

piangono un loro compagno morto in guerra, opp<strong>ure</strong> le s<strong>cult</strong><strong>ure</strong> di Erez<br />

Israeli tra cui “Terrorista” del 2007, calco in resina epossidica e animali<br />

impagliati: un corpo tragi-comico che ricorda le forme della la s<strong>cult</strong>ura<br />

classica con in testa un passamontagna e animali impagliati che lo fanno<br />

assomigliare più a uno spaventapasseri. Shai Kremer presenta delle<br />

fotografie di paesaggi e <strong>part</strong>icolari del territorio come “Ulivi Palestinesi<br />

decapitati per motivi di sic<strong>ure</strong>zza a Gerusalemme Est” del 2007,<br />

altamente simbolica ed evocativa di un paesaggio dominato dalla guerra.<br />

Un video girato da Efrat Shvily propone un ripetitivo verso in ebraico<br />

“l’importante è non avere paura” tratto da un inno e fa riferimento al clima<br />

che si respirava dopo gli attacchi terroristici di qualche anno fa e alla<br />

paura della popolazione.<br />

La tradizione, la storia e i luoghi<br />

compaiono in alcuni lavori come<br />

nell’ opera di Hila Harabelnihov<br />

“MeaShearim II”, piccoli pezzettini<br />

di nastro adesivo per mascheratura<br />

colorato e Pashkevil su tela<br />

formano uno scorcio del quartiere<br />

ultraortodosso di Gerusalemme e<br />

dei suoi abitanti. Le due installazioni s<strong>cult</strong>oree di Gal Weinstein in MDF e<br />

tappeti realizzate nel 2004 presentano due realtà territoriali: la Valle di<br />

Jezreel, terra di passaggio delimitata da importanti località, palude<br />

bonificata dai pionieri nel 1911 rappresenta la trasformazione mentre la<br />

Valle di Huleh la fertilità. Yael Bartana nel video “Trembling Time”<br />

riprende un momento <strong>part</strong>icolare sul cavalcavia di una strada molto<br />

transitata dalle auto: una sirena suona e per un minuto la vita si ferma, le<br />

auto si bloccano e i passanti si immobilizzano, è il momento di memoria<br />

nella giornata dedicata ai soldati caduti nelle guerre d’Israele.<br />

Infine tematiche molto generali, argomenti più leggeri quasi un’evasione<br />

da una realtà che probabilmente non piace. E’ il caso della tematica<br />

dell’autoritratto proposta nei lavori di due artisti: Elie Shamir in<br />

44<br />

art a aprt <strong>of</strong> <strong>cult</strong>(<strong>ure</strong>) | www.arta<strong>part</strong><strong>of</strong><strong>cult</strong><strong>ure</strong>.net

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