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L’incremento produttivo delle miniere (soprattutto quelle ubicate nel<br />

Sulcis-Iglesiente) andava di pari passo con il sensibile peggioramento<br />

delle condizioni lavorative dei minatori. Turni di lavoro massacranti, senza<br />

riposo settimanale e diritto alle ferie, remunerazioni pagate ad arbitrio del<br />

concessionario, malattie e infortuni costanti, indussero i lavoratori ad<br />

azioni di lotta spesso spontanee e non organizzate e, non di rado,<br />

represse con la forza. Il 4 settembre 1904, a Buggerru, intervenne<br />

l’esercito a sedare uno sciopero che durava oramai da cinque giorni: tre<br />

operai rimasero uccisi, più di dieci feriti.<br />

Dal 1930 inizia la lunga crisi del com<strong>part</strong>o minerario sardo: chiudono i<br />

primi giacimenti e vengono progressivamente ridotte le maestranze.<br />

Al finire della seconda guerra mondiale, le miniere poterono continuare a<br />

produrre grazie alla richiesta di materia prima legata alla ricostruzione del<br />

paese.<br />

Tuttavia, già dalla fine degli anni ’50, a causa di una congiuntura<br />

internazionale sfavorevole, molte miniere dovettero decretare la loro<br />

chiusura.<br />

Nel 1968, fu fondato l’Ente Minerario Sardo, sotto il controllo della<br />

Regione, allo scopo di interrompere il processo di declino dei giacimenti<br />

sardi. Nonostante l’intervento del capitale pubblico, però, la situazione<br />

continuò a peggiorare e la crisi investì anche le miniere di carbone.<br />

Nei primi anni ’80, il com<strong>part</strong>o minerario fu rilevato dall’ENI ma, oramai, la<br />

condizione produttiva era irrimediabilmente compromessa.<br />

Nel 1995 chiuse definitivamente anche l’ultima miniera.<br />

Nel 1997 l’UNESCO decreta l’area mineraria del Sulcis-Iglesiente<br />

patrimonio dell’umanità.<br />

Ancora oggi, però, il primo Parco Geominerario Storico e Ambientale del<br />

mondo, attende, incompiuto, una piena realizzazione.<br />

Ciò che rimane, invece, è un territorio depredato e i fantasmi di quanti,<br />

ancora, vagano nelle buie gallerie abbandonate.<br />

Dal 28 gennaio al 29 marzo 2009 ore 18:00-21:00<br />

Mostra fotografica: “Sulcis la miniera interrotta“.<br />

Fotografie di Fausto Foddai e frammenti di di Caterina Carzedda<br />

Acquario e Civica Stazione Idrobiologica Milano<br />

Viale Gadio 2 MM2 Lanza – tel 0288465750<br />

77<br />

art a aprt <strong>of</strong> <strong>cult</strong>(<strong>ure</strong>) | www.arta<strong>part</strong><strong>of</strong><strong>cult</strong><strong>ure</strong>.net

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