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ASPETTANDO LE CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO DEL<br />

FUTURISMO: IL VENDITORE DI FUMO | DI FERNANDA<br />

MONETA<br />

27 gennaio, 2009<br />

di Fernanda Moneta<br />

inserito in appr<strong>of</strong>ondimenti, art fair biennali e festival, arti visive, libri letteratura e<br />

poesia<br />

788 lettori<br />

“Io, vedete, sono un disoccupato<br />

furbo.”, fa dire Gian Gaspare<br />

Napolitano ad un personaggio della<br />

sua commedia in quattro quadri “Il<br />

venditore di fumo” messa in scena<br />

la prima volta nel 1929 presso il<br />

Teatro degli Indipendenti di Roma e<br />

da poco in libreria (o in rete) a cura<br />

delle Edizioni Sabinae.<br />

Anche il libretto è “furbo”, con la quarta di copertina illustrata da uno<br />

schizzo di Carlo Ludovico Bragaglia che nel 1930 ci restituisce il<br />

boccascena del Teatro degli Indipendenti, a quei tempi fucina di<br />

sperimentazione.<br />

L’introduzione al testo teatrale è invece la ristampa di un articolo di<br />

Napolitano uscito su “Settimo Giorno” nel 1960.<br />

Concludono la compilazione alcune foto d’epoca, una delle quali (a<br />

pag.14) ha più valore affettivo che documentario, data la scarsa qualità,<br />

che forse, operando meglio in photoshop si sarebbe potuta migliorare,<br />

Il testo è inframmezzato da alcune interessanti incisioni di Carboni, tutte<br />

del 1929.<br />

Conclude il tutto altro materiale iconografico: locandine, ritratti di<br />

Napolitano realizzati a carboncino (uno) e a china (gli altri), a firma di di<br />

autori vari (Anselmo Bucci, Bernardo Leporini, F. Ciarletta).<br />

Una volta Claudio Meldolesi, uno degli storici del Teatro Italiano più lucidi<br />

e scomodi (vedi l’illuminante “Fondamenti del tratro italiano. La<br />

generazione dei registi”, edito da Sansoni nel 1984 e subito dimenticato<br />

dal mercato editoriale), mi disse che il teatro non può essere<br />

rappresentato se non dal teatro stesso. Per questo, non c’era da<br />

preoccuparsi troppo di registrare l’evento con fotografie e video: tanto il<br />

teatro è induplicabile.<br />

Provai un senso di vuoto perchè ap<strong>part</strong>enevo alla generazione televisiva.<br />

Erano gli anni 80 e i libri sul teatro in lingua italiana erano pochi e senza<br />

illustrazioni, fatta eccezione per l’Enciclopedia dello Spettacolo edita dalla<br />

Siae.<br />

I testi inerenti il teatro futurista o in genere italiano degli anni 30 e 40,<br />

erano ancora meno. Vigeva una sorta di superfiltro censorio, non proprio<br />

palese, ma reale, che impediva di parlare in termini anche solo scientifici<br />

della <strong>cult</strong>ura di quel periodo. Lo stesso Carmelo Bene si era picchiato in<br />

un bar d’Ivrea per difendere il suo diritto a portare in scena poeti futuristi<br />

non-sovietici. Ancora nel 1987, lo spettacolo di atti unici teatrali futuristi<br />

messo in scena dalla Koinè di Carpi non richiamò grandi folle, che invece<br />

seguivano la stessa compagnia quando metteva in scena testi ispirati a<br />

Ubu.<br />

Erano altri tempi: all’epoca avrei amato un libro come questo. Oggi,<br />

nonostante l’overdose di informazioni sulle mis<strong>ure</strong> del seno di <strong>part</strong>ecipanti<br />

al Grande Fratello, la generazione di internet, probabilmente sarà<br />

73<br />

art a aprt <strong>of</strong> <strong>cult</strong>(<strong>ure</strong>) | www.arta<strong>part</strong><strong>of</strong><strong>cult</strong><strong>ure</strong>.net

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