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considerando, come già scrivemmo, “la questione spinosa della libertà<br />

d’informazione, della verifica certa delle fonti, della qualità<br />

dell’appr<strong>of</strong>ondimento, del diritto alla privacy, del copyright, dell’attitudine<br />

al pirataggio e spesso all’uso scorretto del lavoro altrui”<br />

E’ ormai certo, pertanto, che è davvero fondamentale rispondere<br />

adeguatamente ad un sistema che è già cambiato da tanto, che ha<br />

bisogno di altre regole (e autoregolamentazione) e di una nuova e<br />

alternativa attenzione imprenditoriale. Per poter intervenire in tempo reale<br />

la <strong>part</strong>ita si giocherà sul Web, il pubblico, un certo pubblico di lettori e<br />

fruitori, che è in crescita esponenziale, all’estero ma anche in Italia, lo ha<br />

capito prima, e cresce, cresce …<br />

1. Paolo scrive:<br />

27 dicembre 2008 alle 21:11<br />

BRAVA, BRAVE! Avete reso un interessante e condivisibile analisi della questione, una tirata<br />

d’orecchie ai tanti retrogradi che in questo Paese restano indietro, che non sanno capire gli eventi, non<br />

sanno leggere gli accadimenti, non stanno nel mondo che cambia e cresce<br />

Un esempio che serve a comprendere come istituzioni e chi dovrebbe non sa e non vuole, non seppe e<br />

non volle? Lo sapete cosa successe quando giunse finalmente la Tv a colori, in Italia? Il settore industriale<br />

di questo elettrodomestico che era sino ad allora all’avanguardia, nel nostro Paese fu paralizzato da<br />

continui, insensati rinvii dell’introduzione al colore che in altre nazioni era già un pezzo avanti (la RCA<br />

fabbricò le prime Tv a colori già nel 1954). Nel 1967 costano molto meno e arrivano ache in Europa. Non in<br />

Italia: quando finalmente la Rai inizia le trasmissioni (febbraio 1977) moltissime di quelle aziende italiane<br />

avevano già chiuso perché avevano investito enormemente su innovazione e ricerca per qualcosa che<br />

tardò troppo ad essere attivata. Eravamo in ritardo di anni e anni su altre realtà internazionali per volere di<br />

una politica e di interessi economici retrivi. Fu la mecca delle aziende straniere, che invasero anche il<br />

nostro mercato<br />

Paolo Di Pasquale<br />

2. Annina scrive:<br />

28 dicembre 2008 alle 18:42<br />

Non c’ storia se la storia non evolve. Nessuna eliminazione di Tv, giornali o libri ma inserimento di<br />

nuova informazione e <strong>cult</strong>ura attraverso differenti media: nuovi ieri, oggi già “presente”, domani forse<br />

obsoleti. Ma si deve essere pronti a cogliere il progresso perché é vero quel che scrivete ed é ancor più<br />

tristemente reale quel che commenta il vostro redattore, oltretutto in modo eccellente, con un esempio<br />

illuminante e calzante, purtroppo….<br />

Che la collettività se ne faccia una ragione, superi la pigrizia (anche mentale) e studi: la formazione<br />

permanente passa anche da qui…. all’estero ci insegnano, ci superano, ci seppelliscono e la colpa é anche<br />

-forse solo- nostra: del popolo, in <strong>part</strong>e, ma soprattutto di chi lo rappresenta e lo governa, di chiunque si<br />

tratti, per certi versi….<br />

Grazie degli articoli sempre così interessanti, motivo di riflessione mai scontata….<br />

Annina<br />

3. Adriana scrive:<br />

5 gennaio 2009 alle 18:20<br />

vero verissimo! Peccato che qui siamo in Italia e che sia lenta e lontana questa realtà. Troppo<br />

dovremo e dovrete lavorare perché si aprano questi spiragli… Ciòdetto siamo avanti ai tanti giurassici che<br />

negano o non sanno stare con il proprio tempo, quindi arriveremo prima e non invecchieremo mentre chi<br />

non sta al passo sarà sepolto dalla polvere, che piaccia o non piaccia.<br />

Grazie della vostra contemporanea verve e del lavoro in to the groove!<br />

Adriana<br />

4. Fernanda Moneta scrive:<br />

10 gennaio 2009 alle 01:08<br />

Da quest’anno il prestigioso Premio Pulitzer accetterà <strong>part</strong>ecipanti che pubblicano in rete. Perché,<br />

é verità autoevidente, la messa in forma delle idee in chiave letteraria non ha nulla a che fare col supporto<br />

utilizzato. In Italia invece c’é chi gerarchizza: come se una cretinata, però stampata su cartaceo, valese di<br />

più di un grande pezzo giornalistico pubblicato su un blog. Ma stiamo scherzando?! Idem per quello che<br />

riguarda il cinema. Signori, vi svelo un segreto: i film in Usa e da un po’ che si fanno in digitale. O credevate<br />

che i mostriciattoli di Henry Potter fossero disegnati a mano sulla pellicola? Digitale: e allora?! Il supporto é<br />

solo un supporto: la fetta biscottata senza nutella. Non é logico usare il suporto aprioristicamente per<br />

gerarchizzare la <strong>cult</strong>ura che porta. Le stronzate sono stronzate: anche se scritte da amanuensi su carta<br />

pergamena medioevale. Chi ancora sta a badare alla carta, alla pellicola o al vinile contro il digitale, sta<br />

solo cercando di preservare certi suoi privilegi di casta, castuccia, castà. Personalmente non capisco che<br />

ha di così buono un oggetto (un giornale) che per essere letto necesita di tanto sforzo: uscire da casa<br />

vestiti e truccati, trovare parcheggio, cercare il numero (e se é già esaurito son fatti tuoi), prenotarlo, avere<br />

a che fare con molti tra gli edicolanti che vivono vendendo gratta e vinci e figurine, altro che riviste, e che ti<br />

guardano come un demente se gli chiedi una testata che non conoscono. Da casa, col mio caffé caldo, in<br />

pigiamino, mi leggo quello che voglio, quando mi va.<br />

5. g.marongiu scrive:<br />

10 gennaio 2009 alle 09:51<br />

.. e inoltre (grazie Fernanda – talvolta bisogna proprio dire le cose come stanno perché il senso<br />

dell’udito si risvegli dal brusio indistinto) e qui stà il sottile e perverso imbuto…la stampa costa: in termini di<br />

risorse umane economiche e ambientali soprattutto ( il che fà drizzare i capelli). In altri termini se hai un<br />

capitale sostanzioso per promuovere e veicolare i tuoi …pensieri parole opere opinioni… anche se<br />

discutibili, idioti, insensati lo puoi fare! in rete vige altro tipo di democrazia….per fortuna. non credo quindi<br />

che la resistenza alla rete come veicolo informativo sia dovuto alla pigrizia o alla miopia…forse (a me<br />

sembra) molto più alla vera e sana paura! le menti che animano i dibattitti e il controllo delle stupidate che<br />

si dicono, in rete sono molto lucide, presenti, e attente e noi di art a <strong>part</strong> <strong>of</strong> <strong>cult</strong>(<strong>ure</strong>) ne abbiamo la riprova<br />

4<br />

art a aprt <strong>of</strong> <strong>cult</strong>(<strong>ure</strong>) | www.arta<strong>part</strong><strong>of</strong><strong>cult</strong><strong>ure</strong>.net

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