LIBRI, AUTOGRAFI E STAMPE - Bloomsbury Auctions

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4 Campioni del Ciclismo firme autografe Programma ufficiale della Sei giorni di Milano del 1996 con gli autografi alla prima pagina di Aligi Sassu, Gino Bartali, Francesco Moser, Motta, Gimondi e Omini; insieme ad un foglio con l’abo d’oro del Giro d’Italia, edizione 1994, con le firme di Bartali, Gimondi, Saronni, Magni, Fondriest e Moser. (2). €100 – €150 5 Cardinale Eugenio Pacelli (Papa Pio XII) lettere dattilosCritte firmate Lotto 5 Lotto 4 Una lettera sottoscritta, datata 17 novembre 1914, e tre lettere dattiloscritte con firma, su carta intestata della Segreteria di Stato, datate 1914, 1936 e 1937. (4). * * * Interessante e rara la lettera datata 17 novembre 1914, firmata da un gioviale Pacelli alle prime armi, che si sottoscrive solo come segretario semplice. €200 – €300 6 Casa Savoia Collezione di autografi 14 cartelline contenenti documenti autografi dei Duchi di Savoia, da Emanuele Filiberto (1528) a Umberto II (1904), e 17 cartelline con documenti relativi alla famiglia Savoia, per un totale di oltre 60 autografi. * * * Vasto e importante insieme di documenti autografi relativi a casa Savoia, tra cui spiccano: due lettere sottoscritte di Emanuele Filiberto X Duca di Savoia, del 1570 e 1573, al cardinal Giulio Santorio e a don Cesare Gonzaga; tre documenti di Carlo Emanuele I, datati 1583, 1600 e 1618; lettera autografa di Vittorio Amedeo I datata Torino 14 maggio 1633, indirizzata al sig.Bolognesi; un lungo dossier con firma autografa di Vittorio Amedeo II, datato 1730 e indirizzato al Marchese di Costanza per un progetto ecclesiastico; lettera integralmente autografa di Carlo Emanuele IV, datata Caserta 23 marzo 1802, indirizzata a Gio.Battista Guadagni inviata a pochi mesi dall’abdicazione, avvenuta nel giugno dello stesso anno; tre lettere interamente autografe di Carlo Felice, XX Duca di Savoia e VI Re di Sardegna; foglio autografo di Vittorio Emanuele II, Primo Re d’Italia; bella foto autografata di Vittorio Emanuele III e raro attestato a firma di Giovanni Lanza in cui si dà notizia della nascita di Vittorio Emanuele III, alle ore 10:30 dell’11 novembre 1869. €2000 – €4000 7 Coproletteratura - Penoncelli, Angelo la merdiade. dramma per musiCa Lotto 6 Manoscritto autografo cartaceo di 32 cc., 255 x 190 mm., vergato in elegante corsiva, legatura moderna in piena pergamena. * * * Dramma in tre atti, seguito da due sonetti da recitare negli intermezzi, da una breve dissertazione di 5 pp. sulle qualità dello sterco e da una canzone a rime baciate dal titolo Il piacere senza biasimo di 4 pagine. L’opera verrà stampata dal Penoncelli a Torino con falso luogo di stampa (Cacherano, dalle stampe di Bernardo Culati, presso Fabriano Medardo Stronzino, 1852, in 8°). Parenti, Falsi luoghi…, p.43. €600 – €800 BLOOMSBURY AUCTIONS 7
8 Le lettere appartenevano al Professor dottor Pietro Marogna [Sorso (SS)1875- Roma 1950], illustre chirurgo e Ordinario di Clinica Chirurgica presso numerose Università italiane (Genova, Parma, Pisa, Sassari e Modena). A Sassari fu Rettore Magnifico negli anni Trenta. I suoi studi sperimentali e le sue scoperte sulla Tubercolosi renale lo portarono a Londra e Parigi a svolgere conferenze in merito. Nel primo decennio del 1900, a Pisa, incontrò ed ebbe in cura i figli della marchesa Carlotti di Rudinì, afflitti dalla tubercolosi. Con Antonio in particolare nacque un'amicizia profonda, che fu spezzata dalla morte prematura del giovane. A ricordo perenne di quell'amicizia ebbe un lascito che comprendeva il seguente carteggio. 8 D’Annunzio, Gabriele Carteggio epistolare Con alessandra di rudinì Corpus di 147 lettere dannunziane, 7 telegrammi, 2 cartoline postali, 1 foto. Le lettere sono così suddivisibili: 1903 - 23; 1904 - 17; 1905 - 6; 1906 - 27; 1907 - 14; altre 52 lettere, di una o due pagine, non recano data. * * * In data 2 gennaio 1931 compare sul Giornale d’Italia un necrologio a pagamento: “Nella pace del Signore si è spenta la Rev.ma Madre Marie de Jesus al secolo, Alessandra Starabba dei Marchesi di Rudinì, vedova Marchesa Carlotti…gennaio 1931”. Non era un’anonima suora carmelitana: quella donna era stata a lungo una delle amanti più enigmatiche del Vate, con cui intrecciò un’intensa relazione passionale - e non solo - tra il 1903 e il 1907, di cui è testimonianza l’ampio carteggio che qui si presenta. D’Annunzio, ormai 68enne, apprese la notizia da un ritaglio di giornale e a chi gli chiedeva, anni dopo, notizia di Alessandra rispondeva: “Era una donna discesa dal cielo per mostrare un miracolo alla terra”. Ma Alessandra fu più di un miracolo laico per D’Annunzio… quando la conobbe nel 1903 era una donna inquieta, libera e ribelle, appena ventisettenne (era nata nel 1876 da Marie de Barral e Antonio Starabba Marchese di Rudinì, per varie volte Presidente del Consiglio) ma purtroppo già vedova da tre anni, con due figli a carico. Il marito Marcello era morto nel 1900 per l’aggravarsi di una pleurite e Alessandra fu costretta a lasciare Palermo per trasferirsi a Roma, spinta dal padre. Alessandra e Gabriele si incontrarono la prima volta il 26 maggio del 1903 a Milano, presso la Società Leonardo da Vinci, dove avevano ascoltato Gemma Bellincioni cantare romanze di Testi. Il suo giudizio su D’Annunzio, prima di conoscerlo, era decisamente negativo: lo considerava un cinico, immorale e corruttore. E anche all’incontro successivo, nell’autunno dello stesso anno a Roma presso la Società Romana della caccia alla volpe, Alessandra si mostrò in tutta la sua bellezza altera e schiva. Il che dovette piacere oltremodo a D’Annunzio, non aduso a plateali rifiuti e resistenze. Il suo ascendente era irresistibile, sarebbe stata solo questione di tempo e l’amazzone Alessandra avrebbe inevitabilmente ceduto. Il colpo di fulmine avvenne nell’ottobre del 1903, alle nozze tra Carlo di Rudinì (il fratello di Alessandra) e Dorothée du Pré Labouchère. A quell’evento, così importante, Alessandra non voleva andare perché sapeva che l’avrebbe rincontrato, essendo lui il testimone di nozze del fratello. La sua algida bellezza, che ricordava la Nike di Samotracia, il suo portamento altero, la sua chioma fluente erano quanto di più distante dalla fisicità ricurva di Gabriele: ma lui aveva altre armi di seduzione, e l’eloquio finì per colpire nel segno. Alessandra capitolerà un mese dopo, a Milano il 13 novembre sarà la loro “prima volta”. Le parole di D’Annunzio, finora inedite (al Vitoriale possediamo le lettere di Alessandra a lui), ci aiutano a capire quei giorni: Perdonami, cara amica Alessandra. Brucio due lettere folli che vi avevo scritte, le brucio con due granelli d’incenso. La stanchezza dopo uno sforzo cerebrale durato molti mesi, la natività di un sentimento così nuovo, la malinconia del tempo, la serenità della solitudine pongono il mio spirito in uno stato indicibile d’ebrezza tormentosa. E non voglio troppo turbarvi. Brucio le parole: fiamma nella fiamma. Perdonatemi. (…) Partirò domenica alle tre per BLOOMSBURY AUCTIONS Milano [era alla Capponcina]. Sarò là (Hotel Cavour) alle dieci. Questo solo vale. Riterrò alcune stanze che conosco, separate da un salotto ov’è un camino. Fate che io trovi, arrivando, un vostro telegramma o una vostra letetra, con le notizie certe. Potrò venire ad incontrarvi alla stazione? E la notte d’attesa a Milano sarà un’agonia lenta. Voi non sapete mai fino a qual punto io sia vostro. Gabriel.” Alessandra, vinta, risponde: “Amico mio, ho la mente, il cuore, i sensi pieni di voi. Mi avete rivelato l’amore. Tutto di voi mi piace, e vi vorrei vicino con inquietudine. Arrivederci, arrivederci presto”. Questa inquietudine era un sentimento sconosciuto per Alessandra, ma proprio per questo tanto più coinvolgente, ipnotico e irresistibile. E’ un susseguirsi di lettere, anche più di una al giorno, un rincorrersi con le parole per raggiungersi, almeno idealmente, ogni giorno di più. E quell’inquietudine si fa manifesta in tutto il suo perverso splendore quando Alessandra e Gabriele decidono, il 27 novembre 1903, di stilare un contratto di reciproca appartenenza: “Tra i sottoscrittori, domiciliati all’estremo limite della libertà umana, nell’aria irrespirabile dell’ultima cima, consapevoli, sicari e lucidissimi, è convenuto quanto segue: Articolo I. Alessandra Carlotti di Garda cede a Gabriele d’Annunzio il possesso assoluto del suo proprio corpo - libero d’ogni vestimento e d’ogni vincolo - dall’unghia del piede forte fino all’estremità dei capelli leggeri, nessuna parte esclusa, in luce, in sanità e in gioia. Articolo II Gabriele D’Annunzio le cede in contraccambio il possesso dell’intero suo corpo, non escluso il suo cervello meraviglioso. Articolo III. Detta cessione avrà la durata della vita e oltre, fino ad incenerimento o dissolvimento totale. Articolo IV. Alessandra Carlotti di Garda promette di accorrere, con la maggiore possibile celerità, ad ogni desiderio di vederla espresso dal suo amico, in qualunque tempo e in qualunque luogo. Articolo V. Alessandra Carlotti di Garda dà in dono perpetuo a Gabriele D’Annunzio la magnifica anima sua; e Gabriele D’Annunzio a lei offre una delle sue mille anime, la più profonda. Articolo VI. Alessandra promette al suo amico diletto obedienza per tutte le volontà d’amore, lealtà inalterabile, aborrimento d’ogni menzogna. Articolo VII. Gabriele D’Annunzio promette che in nessuna occasione e per nessun evento e in riguardo di nessuna creatura rinnegherà la sua amica fedele. Entrambi qui, con pienissima coscienza, nel quinto giorno della prima lor grande festa solitaria, promettono e confermano per sempre. In Milano, la sera del 27 novembre 1903. Gabriele D’Annunzio - Alessandra Carlotti di Garda.”. Al termine dei 5 giorni folli d’amore della succitata “festa solitaria”, sono entrambi - totalmente - l’uno dell’altro. E lo saranno ancora per 4 anni, sino al 1907. L’ombra della Duse aleggia nei primi anni della loro relazione, per poi scomparire abbastanza rapidamente. Con lei la Capponcina diventerà la dimora prestigiosa degli incontri ufficiali e galanti del bel mondo italiano. Ma il vento avverso del destino era dietro l’angolo, o meglio, l’estrema volubilità del Vate non consentiva di fare progetti Eterni. La penultima lettera del carteggio, datata 7 luglio 1908, è eloquente dello stato d’animo di D’Annunzio: “Cara Alessandra, grazie della tua buona lettera. Quante volte ho pensato di scriverti, e quante volte ho rinunziato, oppresso dalla malinconia! Da che ci siamo separati, non ho avuto un sol giorno lieto. Ho dispersa la mia vita al vento, e non ho raccolto alcun frutto. Ora spero di rimettermi al lavoro, ma ho la ruina intorno a me è sopra di me.
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