LIBRI, AUTOGRAFI E STAMPE - Bloomsbury Auctions
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Le lettere appartenevano al Professor dottor Pietro Marogna [Sorso (SS)1875- Roma 1950], illustre chirurgo e Ordinario di Clinica Chirurgica presso<br />
numerose Università italiane (Genova, Parma, Pisa, Sassari e Modena). A Sassari fu Rettore Magnifico negli anni Trenta. I suoi studi sperimentali e<br />
le sue scoperte sulla Tubercolosi renale lo portarono a Londra e Parigi a svolgere conferenze in merito. Nel primo decennio del 1900, a Pisa, incontrò<br />
ed ebbe in cura i figli della marchesa Carlotti di Rudinì, afflitti dalla tubercolosi. Con Antonio in particolare nacque un'amicizia profonda, che fu<br />
spezzata dalla morte prematura del giovane. A ricordo perenne di quell'amicizia ebbe un lascito che comprendeva il seguente carteggio.<br />
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D’Annunzio, Gabriele<br />
Carteggio epistolare Con alessandra di rudinì<br />
Corpus di 147 lettere dannunziane, 7 telegrammi, 2 cartoline postali,<br />
1 foto. Le lettere sono così suddivisibili: 1903 - 23; 1904 - 17; 1905 - 6;<br />
1906 - 27; 1907 - 14; altre 52 lettere, di una o due pagine, non recano<br />
data.<br />
* * * In data 2 gennaio 1931 compare sul Giornale d’Italia un necrologio<br />
a pagamento: “Nella pace del Signore si è spenta la Rev.ma Madre<br />
Marie de Jesus al secolo, Alessandra Starabba dei Marchesi<br />
di Rudinì, vedova Marchesa Carlotti…gennaio 1931”. Non era<br />
un’anonima suora carmelitana: quella donna era stata a lungo una<br />
delle amanti più enigmatiche del Vate, con cui intrecciò un’intensa<br />
relazione passionale - e non solo - tra il 1903 e il 1907, di cui è<br />
testimonianza l’ampio carteggio che qui si presenta. D’Annunzio,<br />
ormai 68enne, apprese la notizia da un ritaglio di giornale e a chi<br />
gli chiedeva, anni dopo, notizia di Alessandra rispondeva: “Era<br />
una donna discesa dal cielo per mostrare un miracolo alla terra”.<br />
Ma Alessandra fu più di un miracolo laico per D’Annunzio…<br />
quando la conobbe nel 1903 era una donna inquieta, libera e ribelle,<br />
appena ventisettenne (era nata nel 1876 da Marie de Barral e<br />
Antonio Starabba Marchese di Rudinì, per varie volte Presidente<br />
del Consiglio) ma purtroppo già vedova da tre anni, con due figli a<br />
carico. Il marito Marcello era morto nel 1900 per l’aggravarsi di una<br />
pleurite e Alessandra fu costretta a lasciare Palermo per trasferirsi<br />
a Roma, spinta dal padre. Alessandra e Gabriele si incontrarono la<br />
prima volta il 26 maggio del 1903 a Milano, presso la Società Leonardo<br />
da Vinci, dove avevano ascoltato Gemma Bellincioni cantare<br />
romanze di Testi. Il suo giudizio su D’Annunzio, prima di conoscerlo,<br />
era decisamente negativo: lo considerava un cinico, immorale e<br />
corruttore. E anche all’incontro successivo, nell’autunno dello stesso<br />
anno a Roma presso la Società Romana della caccia alla volpe,<br />
Alessandra si mostrò in tutta la sua bellezza altera e schiva. Il che<br />
dovette piacere oltremodo a D’Annunzio, non aduso a plateali rifiuti<br />
e resistenze. Il suo ascendente era irresistibile, sarebbe stata solo<br />
questione di tempo e l’amazzone Alessandra avrebbe inevitabilmente<br />
ceduto. Il colpo di fulmine avvenne nell’ottobre del 1903, alle nozze<br />
tra Carlo di Rudinì (il fratello di Alessandra) e Dorothée du Pré<br />
Labouchère. A quell’evento, così importante, Alessandra non voleva<br />
andare perché sapeva che l’avrebbe rincontrato, essendo lui il<br />
testimone di nozze del fratello. La sua algida bellezza, che ricordava<br />
la Nike di Samotracia, il suo portamento altero, la sua chioma fluente<br />
erano quanto di più distante dalla fisicità ricurva di Gabriele: ma lui<br />
aveva altre armi di seduzione, e l’eloquio finì per colpire nel segno.<br />
Alessandra capitolerà un mese dopo, a Milano il 13 novembre sarà la<br />
loro “prima volta”. Le parole di D’Annunzio, finora inedite (al Vitoriale<br />
possediamo le lettere di Alessandra a lui), ci aiutano a capire quei<br />
giorni:<br />
Perdonami, cara amica Alessandra. Brucio due lettere folli che vi<br />
avevo scritte, le brucio con due granelli d’incenso. La stanchezza<br />
dopo uno sforzo cerebrale durato molti mesi, la natività di un<br />
sentimento così nuovo, la malinconia del tempo, la serenità della<br />
solitudine pongono il mio spirito in uno stato indicibile d’ebrezza<br />
tormentosa. E non voglio troppo turbarvi. Brucio le parole: fiamma<br />
nella fiamma. Perdonatemi. (…) Partirò domenica alle tre per<br />
BLOOMSBURY AUCTIONS<br />
Milano [era alla Capponcina]. Sarò là (Hotel Cavour) alle dieci.<br />
Questo solo vale. Riterrò alcune stanze che conosco, separate da<br />
un salotto ov’è un camino. Fate che io trovi, arrivando, un vostro<br />
telegramma o una vostra letetra, con le notizie certe. Potrò venire ad<br />
incontrarvi alla stazione? E la notte d’attesa a Milano sarà un’agonia<br />
lenta. Voi non sapete mai fino a qual punto io sia vostro. Gabriel.”<br />
Alessandra, vinta, risponde: “Amico mio, ho la mente, il cuore, i sensi<br />
pieni di voi. Mi avete rivelato l’amore. Tutto di voi mi piace, e vi vorrei<br />
vicino con inquietudine. Arrivederci, arrivederci presto”. Questa<br />
inquietudine era un sentimento sconosciuto per Alessandra, ma<br />
proprio per questo tanto più coinvolgente, ipnotico e irresistibile. E’<br />
un susseguirsi di lettere, anche più di una al giorno, un rincorrersi<br />
con le parole per raggiungersi, almeno idealmente, ogni giorno di più.<br />
E quell’inquietudine si fa manifesta in tutto il suo perverso splendore<br />
quando Alessandra e Gabriele decidono, il 27 novembre 1903, di stilare<br />
un contratto di reciproca appartenenza:<br />
“Tra i sottoscrittori, domiciliati all’estremo limite della libertà umana,<br />
nell’aria irrespirabile dell’ultima cima, consapevoli, sicari e lucidissimi,<br />
è convenuto quanto segue:<br />
Articolo I. Alessandra Carlotti di Garda cede a Gabriele d’Annunzio il<br />
possesso assoluto del suo proprio corpo - libero d’ogni vestimento e<br />
d’ogni vincolo - dall’unghia del piede forte fino all’estremità dei capelli<br />
leggeri, nessuna parte esclusa, in luce, in sanità e in gioia.<br />
Articolo II Gabriele D’Annunzio le cede in contraccambio il possesso<br />
dell’intero suo corpo, non escluso il suo cervello meraviglioso.<br />
Articolo III. Detta cessione avrà la durata della vita e oltre, fino ad<br />
incenerimento o dissolvimento totale.<br />
Articolo IV. Alessandra Carlotti di Garda promette di accorrere, con la<br />
maggiore possibile celerità, ad ogni desiderio di vederla espresso dal<br />
suo amico, in qualunque tempo e in qualunque luogo.<br />
Articolo V. Alessandra Carlotti di Garda dà in dono perpetuo a Gabriele<br />
D’Annunzio la magnifica anima sua; e Gabriele D’Annunzio a lei offre<br />
una delle sue mille anime, la più profonda.<br />
Articolo VI. Alessandra promette al suo amico diletto obedienza<br />
per tutte le volontà d’amore, lealtà inalterabile, aborrimento d’ogni<br />
menzogna.<br />
Articolo VII. Gabriele D’Annunzio promette che in nessuna occasione<br />
e per nessun evento e in riguardo di nessuna creatura rinnegherà la sua<br />
amica fedele.<br />
Entrambi qui, con pienissima coscienza, nel quinto giorno della prima<br />
lor grande festa solitaria, promettono e confermano per sempre. In<br />
Milano, la sera del 27 novembre 1903. Gabriele D’Annunzio - Alessandra<br />
Carlotti di Garda.”. Al termine dei 5 giorni folli d’amore della succitata<br />
“festa solitaria”, sono entrambi - totalmente - l’uno dell’altro. E lo<br />
saranno ancora per 4 anni, sino al 1907. L’ombra della Duse aleggia<br />
nei primi anni della loro relazione, per poi scomparire abbastanza<br />
rapidamente. Con lei la Capponcina diventerà la dimora prestigiosa degli<br />
incontri ufficiali e galanti del bel mondo italiano. Ma il vento avverso del<br />
destino era dietro l’angolo, o meglio, l’estrema volubilità del Vate non<br />
consentiva di fare progetti Eterni. La penultima lettera del carteggio,<br />
datata 7 luglio 1908, è eloquente dello stato d’animo di D’Annunzio:<br />
“Cara Alessandra, grazie della tua buona lettera. Quante volte ho<br />
pensato di scriverti, e quante volte ho rinunziato, oppresso dalla<br />
malinconia! Da che ci siamo separati, non ho avuto un sol giorno lieto.<br />
Ho dispersa la mia vita al vento, e non ho raccolto alcun frutto. Ora<br />
spero di rimettermi al lavoro, ma ho la ruina intorno a me è sopra di me.