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Il Radon ambientale in Emilia-Romagna - Arpa

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CONCLUSIONI<br />

<strong>Il</strong> gruppo di lavoro - f<strong>in</strong>alizzato ad <strong>in</strong>dividuare le zone del territorio regionale ad elevata<br />

probabilità di alte concentrazioni di attività di <strong>Radon</strong> (art. 10-sexies del D. Lgs. 230/95 e succ.<br />

mod. e <strong>in</strong>t.) - ha considerato i dati, sia già pubblicati che <strong>in</strong>editi, relativi alle attività di radon e<br />

suoi progenitori misurate <strong>in</strong> varie matrici <strong>in</strong> <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> negli ultimi trenta anni. Nel lavoro<br />

di revisione sono stati considerati dati relativi alle attività di radon misurate <strong>in</strong> edifici, <strong>in</strong> acque<br />

sotterranee e <strong>in</strong> gas naturali. Sono stati <strong>in</strong>oltre considerati dati relativi alla attività del Ra226 <strong>in</strong><br />

rocce campionate nel territorio regionale, rappresentative delle situazioni geologiche prevalenti <strong>in</strong><br />

<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>.<br />

L’analisi dei dati risultanti dalle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i sul radon nelle scuole e nelle abitazioni, condotte tra il<br />

1989 e il 1993, ha <strong>in</strong>dicato che l’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> è caratterizzata da livelli relativamente bassi di<br />

radioattività naturale, nella maggior parte dei casi <strong>in</strong>feriori a 400 Bq/m³, livello d’azione adottato<br />

nella Raccomandazione 90/143/EURATOM. Tale analisi ha però permesso di identificare valori<br />

“anomali” (concentrazioni superiori a 200 Bq/m³).<br />

Le ubicazioni di tutti gli edifici oggetto della <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sono state georeferenziate e cartografate.<br />

Un’accurata <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e statistica ha permesso di escludere che le rocce e le acque presenti nel<br />

territorio dell’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> possano essere responsabili delle anomalie riscontrate.<br />

Non sono state, <strong>in</strong>oltre, riscontrate relazioni significative tra i valori misurati <strong>in</strong>door e l’attività di<br />

Ra226 riscontrata nelle rocce della zona. L’analisi del Ra226 <strong>in</strong> campioni di rocce ha permesso di<br />

stabilire che l’attività di questo radionuclide è molto bassa nelle zone campionate ed <strong>in</strong>dipendente<br />

dalla litologia. Ciò è <strong>in</strong> accordo con quanto noto sul comportamento geochimico del Ra226.<br />

Lo studio geostatistico ha consentito di stimare e cartografare un “potenziale” della distribuzione<br />

del radon <strong>in</strong>door sul territorio. Inoltre ha consentito di quantificare prelim<strong>in</strong>armente il livello di<br />

affidabilità funzionale a qualunque decisione basata su dei valori stimati; tale <strong>in</strong>certezza è<br />

<strong>in</strong>evitabile e deriva <strong>in</strong> parte dalla notevole variabilità spazio-temporale dei dati misurati, ma<br />

soprattutto dalla aleatorietà <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca a qualunque stima. Ciò conferma la assoluta opportunità, <strong>in</strong><br />

term<strong>in</strong>i normativi ed operativi, di affrontare la caratterizzazione radon sul territorio<br />

esclusivamente <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i probabilistici. Un <strong>in</strong>cremento della campionatura può ridurre<br />

l’aleatorietà della conoscenza della distribuzione del radon sul territorio, ma non può elim<strong>in</strong>arla.<br />

L’<strong>in</strong>cremento della densità di campionatura va progettata, qu<strong>in</strong>di, commisurandola al rischio di<br />

superamento delle soglie di concentrazione stabilite.<br />

Per spiegare i processi generativi delle anomalie di radon “<strong>in</strong>door”, sono stati esam<strong>in</strong>ati dati di<br />

attività <strong>in</strong> radon misurata <strong>in</strong> acque sotterranee della regione. I dati considerati sono relativi ad<br />

acque di pozzi della rete di monitoraggio ex IDROSER (ora ARPA) e ad acque di sorgente<br />

ubicate nella dorsale appenn<strong>in</strong>ica. I valori di radon misurati nelle acque sono relativamente bassi<br />

e <strong>in</strong> accordo con la situazione geologica e litologica. La mappatura dei dati radon relativi alle<br />

acque sotterranee della pianura ha permesso di evidenziare alcune aree caratterizzate da valori di<br />

massimo relativo. Le aree caratterizzate da valori relativamente più alti sono localizzate nella<br />

pianura parmense-piacent<strong>in</strong>a e nelle aree di conoide fluviale.<br />

I valori relativamente bassi di attività radon riscontrati <strong>in</strong> acque di pozzo <strong>in</strong> vaste aree di pianura<br />

risultano <strong>in</strong> accordo con la situazione geolitologica e con le basse velocità di circolazione delle<br />

acque sotterranee. Le acque di sorgente della dorsale appenn<strong>in</strong>ica sono risultate caratterizzate da<br />

valori <strong>in</strong> radon maggiori rispetto alle acque di pianura. La situazione geolitologica tuttavia non è<br />

<strong>in</strong> grado di generare valori particolarmente elevati <strong>in</strong> radon. La velocità di circolazione delle<br />

acque sotterranee che emergono nelle sorgenti appenn<strong>in</strong>iche è comunemente ritenuta responsabile<br />

di alcuni valori relativamente alti riscontrati.<br />

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