Le Opere donate dagli Artisti - Delphi International
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Sergio Zanni<br />
Sergio Zanni è nato a Ferrara, dove vive e lavora.<br />
Diplomatosi all’Istituto d’Arte “Dosso Dossi” di<br />
Ferrara, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna.<br />
Possiede un ricchissimo curricolo di mostre ed esposizioni<br />
in Italia e all’estero. Ha visto premiata la sua ricerca<br />
artistica con l’invito alla 54 a Biennale di Venezia.<br />
Inizialmente predilige l’uso della terracotta per passare<br />
successivamente alla sperimentazione di materiali più<br />
leggeri dove i suoi personaggi raggiungono dimensioni<br />
ciclopiche. L’artista stesso scrive a riguardo del suo itinerario<br />
artistico: «Il mio “mestiere” mi permette viaggi<br />
continui alla scoperta di “terre sconosciute”. Queste “terre”<br />
si sono materializzate in una miriade di personaggi:<br />
200<br />
eremiti, signori della pioggia, assassini, monumenti ai<br />
caduti, diavoli, custodi delle pianure, zingare, osservatori,<br />
camminatori. Palombari, attendisti, figure senza davanti,<br />
piloti, cacciatori di nuvole, Oblomov, fumatori, pittori<br />
di guerra, angeli misteriosi, canti delle sirene eccetera,<br />
fino agli ultimi lavori, equilibristi, Ulisse e altri viandanti.<br />
Verso la fine del XX secolo mi sono posto il problema<br />
di realizzare lavori di grandi dimensioni: l’amata terracotta<br />
è purtroppo pesante e fragile. In un certo senso<br />
sono stato obbligato a sperimentare materiali più pratici<br />
e molto meno nobili della terra. Ha quindi avuto inizio<br />
in quest’ultima fase l’esperienza con il polistirolo ricoperto<br />
con criptonite e iron ball (materiali molto recenti<br />
da scenografia), vetroresina, tondino di ferro e assemblaggi<br />
sempre con oggetti di ferro. Da questi materiali<br />
sono nati i miei lavori più grandi: i kamikaze, il carro<br />
dei vincitori, la foto di gruppo con i sei piloti bianchi, il<br />
grande viandante».<br />
In effetti mai come in queste grandi figure Zanni è<br />
riuscito ad esaltare la “leggerezza” della materia utilizzata<br />
e la pertinenza del senso del soggetto rappresentato. Il<br />
codice oggettuale dell’artista riesce però a cogliere non<br />
solo le dinamiche di differenziazione delle singole opere<br />
ma anche, nello stesso tempo, a riportarle ad una vicenda<br />
di identificazione comune con il riguardante. La possibilità<br />
di creare legami con il destino di tutti offre una<br />
modalità di difesa di fronte alle forze della vita, alle sue<br />
problematiche sociali e ai suoi giochi di potere.